La risposta di Toti agli insulti di Mulé (che lo aveva definito «Un Di Battista sovrappeso»)
In un’intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti risponde al deputato di Forza Italia e sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulé, che nei giorni scorsi lo aveva definito «Un Di Battista sovrappeso». Toti prende spunto anche dagli insulti di Marta Fascina a Renato Brunetta, per dire che «l’involgarimento nel dibattito già c’era. Ora, con la campagna elettorale a 40 gradi c’è un eccesso di adrenalina. E in assenza di programmi e idee vince l’accusa da cortile».
Per Toti però quello che è successo al ministro della Funzione pubblica è più grave: «Sono stato criticato per essere sovrappeso (e mi sono pure messo a dieta!). Ma dato che non eravamo “Toti contro Brad Pitt” è finita lì. Ma è più grave irridere con la canzoncina del giudice-nano un uomo come Brunetta, che ha confessato la sofferenza che l’ha accompagnato per tutta la vita. E che, per me, gli ha dato la forza di arrivare dove altri biondi, alti e magri non arrivano. Spesso abbiamo litigato. Ma ha attributi più grandi di tutti. Allora vederlo insultare perché ha lasciato il partito di cui ho condiviso i valori mi lascia perplesso».
Infine, un giudizio su Forza Italia: «Tre anni fa sono andato via io, non tacciabile di antiberlusconismo. Ora Brunetta e Gelmini, a cui mi verrebbe da dire: “Potevate accorgervene prima”. Non sono peones. Accanto a Giorgia Meloni e Matteo Salvini, c’è un pezzo di centrodestra che prima si riconosceva in FI e oggi fa fatica. Si rischia un’emorragia pericolosa che non si risolve con le battute, con gli insulti».
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