Il piano B del M5s: un’alleanza con la sinistra per fare come Mélenchon in Francia
Una “cosa rossa” da collocare alla sinistra del Partito Democratico. E Giuseppe Conte sulla falsariga di Jean-Luc Mélenchon, il leader de La France Insoumise. Il piano B del Movimento 5 Stelle dopo l’addio all’alleanza con il Pd potrebbe passare per una versione tricolore della sinistra-sinistra che ha conseguito buoni risultati alle elezioni in Francia. Mentre sulla scena si intravede il possibile ritorno di Alessandro Di Battista. Ma intanto sui 2 mandati il Garante Beppe Grillo sembra essere irremovibile. Scatenando le solite ironie sull’ex Avvocato del Popolo. «Se davvero va a finire così, tradisce tutti quelli che lo hanno portato a essere il leader del partito», dice uno stellato. E c’è chi commenta: «Si vede chi comanda….Conte!».
Le M5s insoumise
Del piano per il M5s costruito sul modello della Cosa Rossa di Mélenchon parla oggi il Corriere della Sera. Secondo il quotidiano l’idea è oggetto di riflessione nel dibattito interno. E a far parte della squadra potrebbe arrivare anche Michele Santoro, che prima della crisi aveva invitato Conte a uscire dal governo Draghi promettendogli in cambio il suo appoggio. Nel quartier generale dei grillini in via di Campo Marzio a Roma c’è chi pensa che c’è un’area vastissima pacifista e ambientalista che va rappresentata. Il problema però è lo schema. Unione Popolare, il cartello elettorale dell’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris con Rifondazione Comunista e Potere al Popolo sarebbe interessato: «Adesso che Conte è uscito dal governo ragionare insieme è doveroso». Come?
Forse con un patto di coalizione tra Unione Popolare e M5s per presentarsi insieme nei collegi uninominali: «Il modello è quello di Unidos Podemos in Spagna», sostiene il primo cittadino. Anche perché, si ricorda, chi ha partecipato all’evento “Pace Proibita” ha firmato anche l’appello sulla costituzione di Unione Popolare. Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione Comunista, dice che l’obiettivo potrebbe essere quello di «fermare la guerra e togliere l’Italia dai paesi piegati al volere degli Usa e della Nato». Alle presidenziali dello scorso aprile Mélenchon si è aggiudicato il 22% dei consensi, arrivando terzo nella corsa per l’Eliseo. Alle legislative di giugno la coalizione Nupes, da lui guidata, ha ottenuto 131 seggi, contribuendo a far perdere la maggioranza assoluta in Parlamento al blocco presidenziale Ensemble.
L’obiettivo del 10%
Intanto Il Fatto Quotidiano spiega che per il M5s l’obiettivo per considerare le elezioni un successo è quello di raggiungere il 10%. Vorrebbe dire eleggere una trentina di deputati e una decina di senatori. Mentre sulle deroghe ai 2 mandati Conte punta a “salvare” almeno Roberto Fico, Paola Taverna e Vito Crimi. La campagna si potrà incentrare sui nove punti del documento portato a Draghi all’epoca delle trattative per il governo: reddito di cittadinanza, no alle trivellazioni, salario minimo. Per questo intanto sono cominciate anche alcune interlocuzioni con Sinistra Italiana. E c’è anche chi invoca un listone civico, magari da affiancare a quello grillino.
Intanto ieri Rocco Casalino ha smentito la sua candidatura al Senato, ventilata nei giorni scorsi da più parti. «Nulla è stato deciso sul tema quindi tutte le ricostruzioni circolate in questi giorni sono inventate», ha detto il portavoce di Conte nel frattempo licenziato alla Camera. Di Battista, invece, ha fatto sapere che rientrerebbe volentieri nel M5s. Ma non per fare il portatore di voti. Vorrebbe invece avere voce in capitolo sui temi. E questo lo pone in contrasto con Conte. Secondo molti all’interno del M5s i due sono incompatibili. Ma nei confronti di Dibba tra gli eletti grillini non c’è tantissima simpatia.
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