Due nuovi studi sostengono l’origine naturale di SARS-CoV-2: «Il virus è partito dal mercato di Wuhan»
Due studi apparsi recentemente su Science fanno luce sul modo in cui si sarebbe diffuso il nuovo Coronavirus a partire dal mercato di Huanan situato nel centro della metropoli di Wuhan. Il primo analizza la distribuzione dei casi registrati nel dicembre 2019, quando emerse il primo focolaio; il secondo rispecchia coerentemente queste conoscenze attraverso i dati genomici ed epidemiologici. Altri studi come quello apparso su Nature nel febbraio scorso avevano approfondito le origini zoonotiche dai pipistrelli che popolano la regione. È stato visto come nel mercato ittico locale fossero presenti animali vivi per la macellazione che potevano ospitare dei Coronavirus. Il salto di specie sarebbe avvenuto probabilmente almeno un mese prima, come suggerivano già precedenti studi. L’analisi genomica porta infatti ad almeno due infezioni avvenute nel mercato ittico di Huanan, nel novembre 2019. Tutto questo corrobora e aggiorna quanto era emerso nel famoso studio di Nature del marzo 2020, The proximal origin of SARS-CoV-2, e su quanto sapevamo riguardo alla famiglia dei Coronavirus.
Il primo epicentro della pandemia
Fin dai primi casi il mercato all’ingrosso di prodotti ittici di Huanan presso Wuhan, era stato il sospettato numero uno, ma il fatto che SARS-CoV-2 potesse essere originato tra ottobre e novembre 2019 aveva aperto il dibattito sulle origini. All’epoca si ipotizzava già anche l’esistenza di un ospite intermedio; le ipotesi andavano dai meno probabili serpenti al più sospetto pangolino, di cui però non era stata trovata traccia nel mercato (almeno non ufficialmente). Oggi vediamo che i primi casi noti erano geograficamente centrati sul mercato di Huanan.
Segnaliamo che i mammiferi vivi sensibili al SARS-CoV-2 sono stati venduti al mercato alla fine del 2019 e, all’interno del mercato – continuano i ricercatori -, i campioni ambientali positivi al SARS-CoV-2 sono stati associati spazialmente ai venditori che vendono mammiferi vivi. Sebbene non ci siano prove sufficienti per definire gli eventi a monte e le circostanze esatte rimangano oscure, le nostre analisi indicano che l’emergere di SARS-CoV-2 è avvenuto tramite il commercio di fauna selvatica in Cina e mostrano che il mercato di Huanan è stato l’epicentro della pandemia di COVID-19.
Zoonosi o incidente di laboratorio?
Prima che emergessero queste conferme aveva acquisito fascino (e lo conserva ancora in alcuni frangenti) l’idea che il virus fosse sfuggito da un laboratorio dell’Istituto di Virologia di Wuhan diretto dalla virologa Shi Zhengli. Un articolo di David Cyranoski apparso su Nature nel 2017 poneva dubbi sulla sicurezza delle ricerche sui virus in quelle strutture. In seguito si aggiunsero i preconcetti anti-cinesi, rafforzati dal rifiuto di Pechino a collaborare pienamente alle indagini degli ispettori dell’Oms, i quali nel loro report ritenevano comunque «estremamente improbabile» una fuga di laboratorio.
Gruppi di scienziati hanno tentato di dimostrare addirittura una origine artificiale del SARS-CoV-2, suggerendo una ingegnerizzazione, come nel caso dello Yan Report (ne abbiamo trattato qui e qui), rivelatosi non solo infondato, ma potenzialmente ispirato da ambienti vicini a alla “fabbrica di fake news” di Steve Bannon. Altri gruppi coperti dall’anonimato, come quello noto con la sigla DRASTIC, hanno cercato di dimostrare i presunti tentativi cinesi di insabbiare le prove riguardo un incidente di laboratorio, risultando molto convincenti, ma dopo attente analisi, le loro tesi si sono rivelate infondate. Ne abbiamo trattato qui e qui.
Ma i dati sui primi casi ufficiali nel dicembre 2019 mostrano che l’epicentro del primo focolaio era il mercato di Huanan, non l’Istituto di Virologia.
Per tutti i casi di dicembre il punto centrale era situato a 1,02 km di distanza – spiegano gli autori del primo studio -; il punto centrale per i casi con collegamenti al mercato era a 2,28 km di distanza […] e il punto centrale per i casi senza collegamento al mercato segnalato era a 0,91 km […]. In confronto, il punto centrale dei campioni appaiati per età estratti dalla distribuzione nulla empirica era a 4,65 km di distanza dal mercato.
La multipla origine zoonotica di SARS-CoV-2
Il colpo di grazia all’idea di una origine artificiale del nuovo Coronavirus potrebbe essere rappresentato dal secondo studio. Infatti, come accennato, sono almeno due gli eventi zoonotici che hanno portato allo spillover, cosa che rende l’ipotetica fuga da un laboratorio quanto meno irrilevante, perché il virus evidentemente stava tracimando già naturalmente, in un modo coerente con quanto avviene già con altri eventi zoonotici. «Come con altri coronavirus – continuano i ricercatori -, l’emergenza del SARS-CoV-2 è probabilmente il risultato di molteplici eventi zoonotici». Gli autori del secondo studio individuano almeno due lignaggi originali «denotati A e B».
I metodi di radicamento filodinamico -spiegano i ricercatori -, insieme a simulazioni epidemiche, rivelano che questi lignaggi erano il risultato di almeno due specie incrociate in eventi separati di trasmissione nell’uomo. La prima trasmissione zoonotica ha probabilmente coinvolto virus del lignaggio B intorno al 18 novembre 2019 (23 ottobre-8 dicembre), mentre l’introduzione separata del lignaggio A si è verificata probabilmente entro poche settimane da questo evento. Questi risultati indicano che è improbabile che SARS-CoV-2 sia circolato ampiamente negli esseri umani prima di novembre 2019 e definiscono la finestra stretta tra quando SARS-CoV-2 è saltato per la prima volta negli esseri umani e quando sono stati segnalati i primi casi di COVID-19.
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