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M5s, come sarà il Terzo Polo di Giuseppe Conte: «Costituzione, ecologia e lotta alla povertà»

giuseppe conte crisi di governo cosa fa il m5s
giuseppe conte crisi di governo cosa fa il m5s
Il leader grillino descrive le caratteristiche dell'alleanza per le elezioni 2023. Ma non chiude il discorso sui due mandati e su Di Battista

Un Terzo polo aperto alla società civile. Che difenda i valori della Costituzione e quelli dell’ecologia. In opposizione alla destra ma senza allearsi con il Partito Democratico. E che punti a portare a casa almeno il 10%. Questo è il Movimento 5 Stelle che Giuseppe Conte immagina alle elezioni politiche 2022. Confermando in parte la svolta “a sinistra” sulla stregua della France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon e con l’obiettivo di fare da “terzo incomodo” alle urne. L’ex Avvocato del Popolo ne parla oggi in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. Nella quale però non pronuncia una parola definitiva su tre argomenti: le deroghe ai due mandati, l’alleanza con le sigle a sinistra e il rientro in campo di Alessandro Di Battista. Mentre rimane il problema delle alleanze con i Dem nelle regioni. E le Parlamentarie non si faranno perché non ci sono i tempi.

Un “campo giusto”

«Quello che noi proponiamo, in antitesi al centrodestra e al campo dell’agenda Draghi, è un “campo giusto”, il campo della giustizia sociale. Centrodestra e campo largo stanno già litigando per chi deve fare il premier, noi stiamo lavorando h24 sulle risposte da dare alla crisi che in autunno si farà ancora più dura», esordisce Conte nel colloquio con Emanuele Buzzi. Nelle intenzioni di Conte il Terzo polo «sarà aperto alla società civile e a tutti coloro che difendono i valori della Costituzione e tutti coloro che credono nella vera transizione ecologica. E che vogliono contrastare le politiche della destra». Ma per adesso l’ex premier non si sbottona sulle alleanze: «È in corso un dialogo con tutte le associazioni e le organizzazioni, oltre agli esponenti della società civile».

E Il modello «è quello delle scelte che abbiamo già fatto in questi anni: il Superbonus e il +6,6% di Pil, la lotta a corruzione ed evasione, le misure che hanno salvato dalla povertà un milione di poveri allargando il sistema di protezione e tutela per commercianti, partite Iva, giovani e Pmi. È sicuramente un’agenda progressista, che punta alla piena inclusione sociale e a realizzare una vera transizione ecologica». Mentre sui due mandati la risposta è interlocutoria: «Siamo una comunità che pone al suo fondamento la dignità della persona. Nessuno di coloro che sono rimasti ha gettato la spugna. In ogni caso non manderemo in soffitta chi per dieci anni ha preso insulti per difendere i nostri ideali e per contribuire in Parlamento a realizzare le nostre battaglie. Una cosa è certa, la loro esperienza sarà in ogni caso preziosa».

Parlamentarie addio (o arrivederci)?

Conte spiega anche che non ci sono i tempi per proclamare le Parlamentarie, ovvero la scelta dei candidati da parte della base. Un metodo che del resto ha portato in Parlamento gente come Sara Cunial o Bianca Laura Granato. Ma fa sapere che il Movimento cercherà di coinvolgere la sua comunità sul programma e sulle liste. Non ha ancora deciso se ci sarà il suo nome nel simbolo alle elezioni. Mentre su Di Battista la risposta è interlocutoria: «Non ci sentiamo da tempo, ma lo faremo presto. La nostra è una comunità aperta al contributo di tutti, ma rispetto al passato la linea politica si decide negli organi preposti e poi si rema tutti dalla stessa parte. In politica estera la nostra posizione ad esempio è stata sempre chiara: collocazione euro-atlantica, ma senza inginocchiamenti».

Il riferimento all’Italia nella Nato sembra un modo per chiudere le porte a (o avvisare) proprio Dibba. Ma ora l’attesa è tutta sulle prossime mosse. Attualmente Conte si trova a San Giovanni Rotondo nel Gargano. Ma ha intenzione di tornare presto a Roma. Intanto, ha rivelato ieri l’AdnKronos, nei giorni scorsi ha incontrato Philippe Lamberts, co-presidente del gruppo Verdi/Ale al parlamento europeo. Prove tecniche di alleanza progressista anche in Europa?

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