Il Beppe furioso. Conte sostiene che non c’è un diktat contro la deroga ai due mandati, e Grillo minaccia l’addio
La storia è nota: pochi giorni fa Beppe Grillo è tornato a farsi vedere e sentire con un video in cui ha sistemato a modo suo Luigi Di Maio (“Giggino ‘a cartelletta“) e ribadito in modo definitivo che ogni eletto del Movimento, compiuti due mandati, non è ricandidabile, e stop. Ma questa mattina il presidente del M5s Giuseppe Conte ha provato a dire, in un’intervista al Corriere della Sera, che quello di Grillo contro il terzo mandato «non è un diktat, ma lo spirito della regola sarà in ogni caso salvaguardato». E ha aggiunto: «Non manderemo in soffitta chi per dieci anni ha preso insulti per difendere i nostri ideali».
Dire che Grillo non ha apprezzato l’uscita di Conte è riduttivo: come ha scritto sull’Adnkronos Ileana Sciarra, la più informata dei cronisti politici che seguono i 5 stelle, il fondatore del M5s è pronto a tutto pur di difendere la regola del doppio mandato, fino ad arrivare a minacciare l’addio dalla sua creatura politica, e avrebbe lanciato l’aut aut a Conte, minacciandolo in una telefonata: «Se deroghi al secondo mandato dovrai fare a meno di me, lascio il Movimento 5 Stelle». Conte ha smentito queste ricostruzioni, ma qui alle prossime 48 ore il nodo andrà sciolto, tra domani – con il rientro dell’ex premier a Roma- e venerdì una decisione verrà presa. Ma la posizione del fondatore e padre nobile del Movimento resterebbe granitica, contrario anche alla micro-deroga, caldeggiata dall’ex premier, che salverebbe appena 4-5 fedelissimi.
Verso un confronto tra Conte e Grillo
Conte, stando alle voci interne del Movimento, non avrebbe nessuna intenzione di andare allo scontro con Grillo, ecco perché le possibilità di arrivare a una ‘eccezione’ sarebbero ridotte al lumicino, mentre sale lo sconforto dei parlamentari con due mandati alle spalle. «Il simbolo è di Grillo, anche se Conte dovesse decidere di rompere – e non lo farebbe mai – andremmo a sbattere. E’ Grillo che ci lascia senza M5S, non il contrario», ragiona un big pentastellato con l’Adnkronos. Nel confronto che Grillo e Conte avranno nelle prossime ore c’è inoltre, tra le questioni da dirimere, anche quella delle parlamentarie, ovvero la selezione dal basso che da sempre ha contraddistinto le candidature in casa M5s.
I tempi stringono ed è complicato metterle in piedi, anche se da Statuto – articolo 7, lettera A – sono previste. Grillo, raccontano alcuni beninformati all’Adnkronos, sarebbe per mantenerle, il che si traduce – per gli aspiranti deputati e senatori pentastellati – nella presentazione di certificato penale, certificato dei carichi pendenti e il 335 c.p.p. se a conoscenza di indagini o procedimenti penali a carico. Documenti difficili da tirare fuori nel mese di agosto. Tanto che, nei vertici, si era anche ragionato dalla possibilità di ovviare con un escamotage, magari sottoponendo le liste, già definite, al voto della base.
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