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Stupro di Capodanno, la confessione che accusa il nipote di De Mita: «Gli ho dato 27 euro per la cocaina»

27 Luglio 2022 - 05:02 Redazione
stupro capodanno roma simone ceresani
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Simone Maria Ceresani è accusato di aver ricevuto soldi per 80 euro di sostanze

Nel gennaio scorso, durante le indagini sullo stupro di Capodanno a Primavalle, si era parlato della presenza del nipote di un ex presidente del Consiglio alla festa. Si trattava di Simone Maria Ceresani, figlio di Cristiano e di Simona De Mita, figlia dell’ex premier Ciriaco. Il padre è stato capo di gabinetto del leghista Lorenzo Fontana e alla guida dell’ufficio legislativo di Maria Elena Boschi. Oggi l’edizione romana di Repubblica racconta che Ceresani è sospettato di aver portato cocaina al festino. Ad accusarlo è una 17 enne in un verbale del 16 gennaio scorso: «Allora mo’ vi dico la verità. La cocaina so che l’ha portata Simone Ceresani, il fidanzato della pugile. A lui ho dato 27 euro per la cocaina. Un grammo costa 80 euro e abbiamo diviso io e altre due amiche».

L’indagine per spaccio

Secondo il quotidiano Ceresani rischia un’indagine per spaccio. All’epoca dei fatti aveva 19 anni. E c’è anche un’altra testimonianza che associa il nome di Ceresani all’hashish. Un partecipante alla festa lo ha indicato: «Questo ragazzo ha portato un pezzo di hashish di cui abbiamo usufruito tutti». Ma non dice di averlo pagato. La ragazzina, invece, per il “fumo” ha indicato un altro giovane «che nel gruppo della festa spigneva (spacciava, ndr) per il fumo».

La minorenne che accusa Ceresani, sentita per due ore, ha anche ammesso di avere assunto sia Rivotril sia cocaina. «Ho preso una pasticca di Rivotril, ho bevuto e poi girava della cocaina. Ho fatto uso anche della cocaina. Ho fumato anche». Ma dice di non ricordarsi bene cosa è successo dopo. «Non ricordo…Il giorno dopo però ho visto dei video in cui ballavo dicendo “Siamo alle Bahamas” e cose del genere. Mi ricordo solo cose a tratti». Su chi le ha dato le pasticche forse la ragazza cerca di coprire un’amica. «C’era gente che passava e dava queste cose, ma non saprei riconoscerli».

Intanto, spiega nell’articolo Romina Marceca, la procura attende gli esiti sui prelievi del Dna dei tre indagati dalla procura di Roma per lo stupro. Patrizio Ranieri, uno dei tre, sarà giudicato con giudizio immediato a novembre. L’accertamento sarà eseguito anche sugli altri due adolescenti che avrebbero partecipato alla violenza sessuale. Uno di loro è tornato in libertà. L’altro si è difeso parlando di uno scambio di persona. Ma lo spaccio potrebbe portare ad altre iscrizioni nel registro degli indagati. Nei giorni scorsi sono comparse le intercettazioni dei ragazzi prima e dopo la festa. Uno degli indagati minaccia la presunta vittima: «Mi accusa? Le sparo in faccia».

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