Acqua Sant’Anna, il patron: «Uno stipendio in più in regalo ai dipendenti per combattere il carovita»
Alberto Bertone, 56 anni, presidente e ad della società Fonti di Vinadio (Cuneo) che produce l’Acqua Sant’Anna, annuncia uno stipendio in più ai suoi dipendenti per combattere il carovita. L’azienda è tra le prime in Europa per produzione di acque minerali: un miliardo e mezzo di bottiglie all’anno. Ha un fatturato di 350 milioni di euro e lo stipendio extra costerà alle sue casse 700 mila euro. Ma Bertone, che parla oggi con La Stampa, dice che è giusto così: «Avevo pensato a qualcosa del genere già durante la fase acuta del Covid, ma allora mi era sembrato più urgente donare 500 mila euro agli ospedali, alla Croce Rossa e ad altre strutture sanitarie della nostra valle. Stavolta ho deciso di aiutare direttamente i lavoratori, e spero che gli altri imprenditori mi seguano. Già qualcuno mi ha detto che è una buona idea, che vuol fare qualcosa di simile. Tutti se ne devono far carico, perché la situazione è terribile, e peggiorerà. C’è il rischio di rivolte se non si presta attenzione al benessere dei lavoratori, che sono il capitale più importante delle aziende».
Il patron dice che «è un brutto momento per tutti, ma soprattutto per le coppie separate o divorziate con figli, e che hanno il problema materiale di mangiare. Persino se la coppia è quasi benestante, la separazione rischia di creare due poveri: c’è da pagare il doppio degli affitti, il doppio delle bollette… Qui nella mia azienda, come ovunque, ci sono tante donne e ragazze sole con figli a carico. Ma non è che gli uomini stiano meglio: ne conosco che sono rimasti senza casa, dormono in roulotte o si arrangiano in altro modo».
E alla fine spiega anche i problemi del suo settore: «La plastica con cui facciamo le bottiglie costa il 150% in più, i trasporti sono raddoppiati, l’energia si è moltiplicata per 5, l’anidride carbonica addirittura per 7. Ne stiamo aspettando una partita che abbiamo trovato in Spagna, per il momento non siamo in grado di produrre acqua gassata perché non abbiamo CO2. Ma finora tutti questi rincari si sono riversati solo in parte sui consumatori, un po’ perché ci siamo contenuti noi produttori, e un po’ perché la grande distribuzione ci ha messo il tappo. Ma non si può andare avanti così per sempre, altrimenti le aziende si distruggono. Presto il tappo salterà».