Filippo Ferlazzo: chi è l’uomo che ha ucciso un ambulante a Civitanova con una stampella mentre i passanti filmavano
Si chiama Filippo Claudio Giuseppe Ferlazzo e ha 32 anni l’uomo che ieri ha ucciso un ambulante in corso Umberto I a Civitanova Marche. Alika Ogorchukwu, cittadino nigeriano di 39 anni, una moglie e un bimbo di 8, ha ricevuto una serie di colpi con una stampella che usava per camminare dopo un incidente. Ferlazzo prima lo ha colpito e poi, quando la vittima è caduta a terra, gli è salito sopra tenendogli la testa schiacciata per terra. È stato successivamente arrestato per omicidio e rapina, perché ha rubato il cellulare dell’ambulante prima di allontanarsi. Il tutto è accaduto dopo le 14 e le telecamere dei negozi hanno immortalato tutto. Ma anche dai telefonini dei passanti, che hanno registrato tutto senza intervenire. Ogorchukwu sarebbe stato ucciso per aver chiesto l’elemosina a una donna, fidanzata di Ferlazzo. La frase pronunciata sarebbe stata: «Bella compra i miei fazzoletti o dammi un euro».
«Bella compra i miei fazzoletti o dammi un euro»
Un filmato ha ripreso la scena. Nel video Ferlazzo si trova sopra la vittima, che cerca di divincolarsi, ma lui gli schiaccia la testa a terra, mentre le persone intorno chiedono di chiamare la polizia, un cane abbaia, qualcuno urla: «Lo ammazzi così», «fermati». Ferlazzo, operaio di origini campane che lavora a Civitanova Alta, ha piccoli precedenti penali ed è difeso d’ufficio dall’avvocata Roberta Bizzarri. La stampella era di Alika: nel febbraio 2021 era stato investito da un ubriaco mentre tornava a casa in bicicletta. Aveva riportato una lesione permanente al nervo del polpaccio sinistro. Da allora aveva bisogno di un sostegno per riuscire a camminare. L’assicurazione aveva risarcito 40 mila euro.
Ogorchukwu viveva con la famiglia in un appartamento a San Severino nella zona di San Michele, preso in affitto dal titolare di una ditta specializzata nella lavorazione dei marmi. Per l’uomo sarà necessaria l’autopsia: contribuirà a chiarire quanto sia stato decisivo che Ferlazzo abbia schiacciato il suo corpo nel provocarne la morte. Gli inquirenti hanno anche sentito i testimoni e acquisito tutte le immagini. È stato Ferlazzo a farfugliare di molestie alla sua fidanzata dopo il fermo.
La polizia lo ha portato al commissariato per le procedure e formalizzare l’arresto, domani dovrebbe essere trasferito nel carcere di Montacuto. Gli agenti hanno trasportato la salma all’obitorio dell’ospedale di Civitanova Alta. Alika a volte svolgeva anche il mestiere di parcheggiatore abusivo.
«Ha importunato la mia fidanzata»
«Ha importunato la mia fidanzata», è la motivazione della rissa data da Ferlazzo agli agenti. Dopo l’omicidio in corso Umberto è anche il legale della vittima, l’avvocato Francesco Mantella. «Ero al telefono con una persona – racconta il legale all’agenzia di stampa Ansa – che mi stava dicendo che un uomo di colore era stato appena ucciso a bastonate e che aveva una stampella. Ho collegato subito la descrizione ad Alika e purtroppo ho avuto conferma che era lui. Non era una persona molesta, era buono, non cercava mai guai. Dopo l’incidente che aveva avuto aveva preso anche dei soldi dall’assicurazione ed economicamente non stava male. Ancora si arrangiava a fare il venditore ambulante ed era conosciuto da molti. Aspettava l’inizio del processo al suo investitore, si sarebbe costituito parte civile».
La moglie di Alika si chiama Charity Oriachi e ha 35 anni. Lavora per una ditta che fa le pulizie nelle stazioni ferroviarie. Hanno insieme un figlio di 8 anni nato in Italia che si chiama Emmanuel. Ma con loro vive anche una ragazzina di 10 anni. «Quello che è accaduto oggi nella nostra città è un fatto di una violenza inaudita che ci ha lasciato attoniti», dice il sindaco di Civitanova Marche, Fabrizio Ciarapica. «È un fatto lontano dalla normalità della nostra città, conosciuta da tutti per essere da sempre accogliente e tranquilla», aggiunge esprimendo «vicinanza» alla famiglia della vittima e plaude le forze dell’ordine che «sono riuscite in tempi brevi ad assicurare alla giustizia il presunto aggressore».
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