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La Serie A non è un paese per giovani: da Scamacca a Lucca chi cerca gloria all’estero

01 Agosto 2022 - 13:06 Marco Juric
In questa sessione di calciomercato diversi giovani italiani hanno scelto di andare all'estero per una reale e concreta crescita professionale

Non che la cosa stupisca o faccia clamore, soprattutto se paragonato al mondo del lavoro di chiunque non sia calciatore, ma questa sessione di calciomercato ha fatto registrare diverse cessioni all’estero dei giovani calciatori italiani. L’Europa guarda sempre di più verso l’Italia, non solo per i grandi calciatori, ma anche per investire su talenti affermati e non che potrebbero fare le fortune dei loro nuovi club. Senza entrare nello specifico delle singole motivazioni, da quelle economiche – come è stato per Scamacca – a semplici scelte di carriera, il trend appare chiaro. L’Italia non riesce a puntare in modo convinto sui suoi giovani, soprattutto i top club, che non riescono a (o non vogliono) investire sui prodotti del proprio vivaio. E questa estate ne è un grande manifesto, soprattutto per quei giovani di club medio piccoli, affacciatisi alla Serie A nelle ultime due stagioni, quasi obbligati ad andare all’estero per una reale e concreta crescita professionale.

Chi se ne è andato questa estate

ANSA/CLAUDIO GIOVANNINI | Il difensore dell’Empoli Mattia Viti durante la gara di Serie A contro il Verona, Stadio Carlo Castellani, Empoli, Italia 20 marzo 2022

Gianluca Scamacca è stato l’apripista questa estate di una mini diaspora verso altri campionati. L’attaccante del Sassuolo ha scelto il West Ham, attratto soprattutto dalla Premier League e dai margini di crescita di un club che gli darà la possibilità di giocare anche in Europa. Non un top team, ma un club che ha deciso di investire 36 milioni di euro su un ragazzo di 22 anni con ampi margini di crescita. Il Sassuolo ha guardato alle casse societarie, mentre le pretendenti italiane latitavano, soprattutto l’Inter, promessa sposa dalla primavera scorsa che ha deciso di puntare sull’usato sicuro (certamente di livello) chiamato Lukaku.

Lo stesso club che ha preferito cedere all’Anderlecht il classe 2002 Sebastiano Esposito, protagonista lo scorso anno con lo Zurigo ma chiuso in nerazzurro dal belga e da Edin Dzeko. Sempre l’Inter dovrà a breve prendere una decisione su Cesare Casadei, centrocampista classe 2003 fortemente richiesto dal Chelsea ma ancora solo aggregato alla prima squadra. Tenerlo o cederlo? Ad Appiano Gentile ragionano sul da farsi, mentre il ragazzo vacilla soprattutto per le prospettive reali di potersi giocare le sue carte questa stagione.

Scelte, economiche e non, che però fanno riflettere su un andamento chiaro: paura di cedere per non perdere un talento futuro, ma poco coraggio nel puntarci davvero, offrendogli spazio in rose affollate di calciatori e contratti faraonici. Un problema che blocca anche eventuali investimenti delle big italiane verso i giovani dei club minori. Una situazione che ha portato Lorenzo Lucca del Pisa ad accettare la corte dell’Ajax, così come Mattia Viti dell’Empoli che volerà direzione Nizza. Grido di allarme? Probabilmente no, visto la non eccezionalità di giovani calciatori di provare esperienze lavorative all’estero. Ma quello che dovrebbe far riflettere è la progettualità a medio lungo termine di diversi club italiani, troppo spesso incatenati a obblighi di bilancio e immediatezza di risultati.

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