Taiwan, la Cina e gli Usa rafforzano la presenza militare attorno all’isola alla vigilia della possibile visita di Pelosi
Alla vigilia della possibile visita a Taiwan della speaker della Camera statunitense Nancy Pelosi, si alza la tensione attorno all’isola. il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, John Kirby, in un briefing con la stampa, ha ribadito che «Pelosi ha il diritto di andare a Taiwan», e che Pechino conosce la separazione dei poteri dell’ordinamento statunitense, che rende la Camera un ramo indipendente. La Cina, ha aggiunto, «non deve creare una crisi» su questo, né «usare una visita come pretesto per alzare il livello della tensione. Ci sono stati speaker e rappresentanti del Congresso che hanno visitato Taiwan nel passato».
Le operazioni militari statunitensi
Intanto il Liberty Times, giornale della capitale taiwanese Taipei, fa sapere che la portaerei Usa Ronald Reagan e il suo gruppo d’attacco si troverebbero vicino a Taiwan nel Mar delle Filippine, a est del Canale di Bashi, come parte di un riposizionamento degli asset militari americani. A tal proposito, i siti di monitoraggio dei voli avrebbero mostrato due HC-130J Combat King II arrivati a Okinawa da Anchorage, in Alaska, insieme a più KC-135 Stratotanker, aerei per il rifornimento di carburante. Le risorse navali americane nella regione Asia-Pacifico, dove la Settima Flotta è il pilastro, comprendono – oltre alla portaerei Reagan – la nave d’assalto anfibia Uss Tripoli, vicino a Okinawa, e quella Uss America, di stanza a Sasebo, nel sud del Giappone. Più nel Pacifico, invece, ci sono: la portaerei Uss Abraham Lincoln, la Landing Helicopter Dock USS Essex e altre 36 navi da guerra, nonché tre sottomarini, che si trovano alle Hawaii per partecipare alle manovre Rim of the Pacific (RIMPAC), la cui conclusione dovrebbe essere giovedì 4 agosto.
Il fronte cinese
Per quanto riguarda il fronte cinese, la portaerei Shandong, la seconda commissionata dal Paese, si troverebbe nell’Hainan, dove è arrivata una decina di giorni fa. Nel mar Cinese meridionale, sarebbero stati dislocati vari jet da combattimento e unità navali starebbero seguendo il gruppo d’attacco della Reagan. Infine, il ministero della Difesa di Taiwan avrebbe notificato in serata l’incursione di quattro caccia J-16 cinesi nel suo spazio di identificazione aerea di Difesa dell’isola. Pur distante dai record degli scorsi mesi, il blitz manifesterebbe la volontà di Pechino di non voler allentare il pressing su Taiwan, isola che la Repubblica Popolare considera parte «inalienabile» del suo territorio, da riunificare, se necessario, con la forza.
Immagine di copertina: EPA/WANG YU CHING
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