Alessia e Giulia Pisano, la telefonata al padre: «Torniamo a casa». L’ipotesi della “condotta incauta” per spiegare la tragedia
Poco prima di morire Giulia e Alessia Pisano hanno telefonato al padre Vittorio per rassicurarlo che stavano tornando a casa. La novità emerge dalle indagini e dalle testimonianze raccolte dalla Polizia ferroviaria che sta indagando sulla tragedia delle due sorelle di 17 e 15 anni travolte da un treno Frecciarossa in transito ieri mattina alla stazione di Riccione. E sulle ore precedenti alla morte delle due ragazze di Castenaso. Per cercare di rispondere alla domanda delle domande: perché erano su quei binari? Il Frecciarossa Etr 500 che viaggiava a 150 chilometri all’ora ci ha messo circa 700 metri a frenare. La Polfer e la pubblica ministera Giulia Bradanini della procura di Rimini tendono a escludere l’ipotesi di un suicidio di una delle due sorelle e del tentativo dell’altra di salvarla. E propendono per una «condotta incauta».
«Condotta incauta»
Forse le due sorelle Pisano avevano paura di perdere il treno. Ma, ricorda oggi il Corriere della Sera, quello fermo non era diretto a Bologna. Forse si sono confuse per la stanchezza. Intanto prosegue la sfilata dei testi. Tra le persone ascoltate c’è un ragazzo di 24 anni che ieri mattina, all’uscita della discoteca Peter Pan, ha accompagnato le due sorelle in stazione, insieme a un amico. Il 24enne ha fatto sapere di aver visto Giulia e Alessia la sera precedente in discoteca e di aver rivisto nuovamente la maggiore fuori dal locale stesa a terra, stanca ma – a suo dire – non in uno stato di particolare alterazione. Giulia stessa gli aveva raccontato di essere particolarmente provata perché aveva lavorato tutto il giorno prima di partire con la sorella per andare a Riccione.
Il furto del telefono
Durante il tragitto, dalla discoteca alla stazione, era stata invece Alessia a chiedere in prestito il cellulare per poter fare una telefonata al padre. Sostenendo che il suo fosse scarico e che alla sorella avessero rubato borsa e telefonino. Secondo quanto ricostruito fino ad ora domenica mattina le due sorelle Pisano sono arrivate in stazione intorno alle 6.50, mentre l’impatto con l’Etr diretto verso Milano e in transito a circa 200 chilometri orari si sarebbe verificato invece intorno alle 7. Una decina di minuti in cui le due ragazze sono state notate da almeno cinque testimoni che hanno raccontato tutti di averle viste entrare in stazione, prima Giulia e poi Alessia. La maggior parte ha riferito di aver visto la maggiore, Giulia, sui binari e Alessia seduta a terra sulla banchina, per poi scendere e raggiungere la sorella. Prima, vero le 6, c’era stata la telefonata con il padre. Arrivata da un numero sconosciuto: «Tranquillo, papà, il mio cellulare è scarico e a Giulia lo hanno rubato. Siamo in stazione, stiamo tornando a casa».
«Giulia voleva salvare Alessia»
Stefano Grati, che all’alba di domenica si trovava in stazione di ritorno da una serata in Riviera, a Il Resto del Carlino ha detto di aver visto una delle due che tentava di salvare l’altra. «La ragazza col vestito verde (Alessia, ndr) l’ho vista seduta sul binario 1. L’amica, che poi ho scoperto essere la sorella, a quel punto è scesa sui binari per cercare di portarla in salvo. L’altoparlante aveva annunciato il transito del treno e a quel punto non c’è stato niente da fare. È stata una scena che non dimenticherò e per cui il primo pensiero è stato per la famiglia di queste povere ragazze». Al momento l’indagine aperta dalla magistratura di Rimini sull’investimento di Giulia e Alessia Pisanu in stazione a Riccione è a ‘modello 45‘, fascicolo che non prevede notizie di reato, né quindi indagati. Sono anche esclusi per motivi tecnici esami tossicologici sui resti delle due ragazze. Probabile invece un esame del Dna.
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