La storia di Luca e del suo zaino rubato: «È finito nel campo Rom ma la polizia non interviene»
La storia di Luca Ioli comincia qualche giorno fa, quando accompagna la madre a vedere la Carmen al teatro dell’Opera di Caracalla. Parcheggia l’auto in largo Bruno Baldinotti e quando torna la trova con i finestrini rotti. «Il sedile posteriore era stato divelto. Ho subito notato che mancava uno zainetto nel quale avevo riposto vestiti di ricambio e il mio Apple Watch». Poi, racconta al Il Messaggero, pensa di disattivare l’orologio perché ha memorizzato i dati della carta di credito. A quel punto si accorge che il dispositivo è acceso. E allora tramite l’app di Apple lo geolocalizza in via Candoni 80. Chiama il 112 e si reca sul posto. Ma in quella zona ci sono 15 mila metri quadri di terreno e un centinaio di container. Ci abitano 800 persone tra cui 200 minorenni.
La geolocalizzazione e la volante
E quando arriva lì succede qualcosa di poco comprensibile: «Arrivato lì ho subito individuato la volante della polizia alla quale ho mostrato il telefono con la localizzazione attiva. I due agenti però che mi hanno spiegato che quello è un campo rom di difficile gestione e mi hanno detto di stare attento e di non addentrami. Anzi mi hanno chiesto di far suonare l’orologio (c’è una funzione che lo consente) e loro avrebbero provato a rintracciarlo». Luca fa suonare l’orologio. E qui le versioni divergono. Secondo la vittima del furto gli agenti hanno fatto un giro senza entrare nel campo. E poi hanno detto a Luca che non potevano perquisire le roulotte presenti perché senza mandato. La polizia invece fa sapere al quotidiano romano che i due agenti sono entrati nella prima parte del campo ma non hanno sentito rumori. Poi hanno detto al ragazzo di non poter perquisire i container. Ma avrebbero anche trovato una discarica con altri oggetti rubati. «Di fatto mi sono sentito beffato due volte: mi avevano rubato l’orologio e nonostante avessi individuato il punto esatto la polizia non poteva fare nulla di più», conclude Luca.
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