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La storia del 15 enne che ha accoltellato Marta Novello scarcerato per un errore giudiziario e finito a Londra

marta novello 15 enne libero errore giudiziario
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Uno sbaglio di data nella notifica consente al ragazzo condannato a 5 anni di uscire dal carcere

Il 22 marzo 2021 Marta Novello, 26 anni, viene aggredita per le strade di Mogliano Veneto. Riceve 23 coltellate. Per l’aggressione viene condannato (sia in primo grado che in appello) un ragazzo di 15 anni. Deve scontare una pena di 5 anni. In attesa della Cassazione, il 21 luglio scadono i termini di custodia cautelare nell’istituto penitenziario napoletano di Nisida. Il pubblico ministero della procura dei minori di Venezia chiede e ottiene dal tribunale il suo trasferimento in comunità. Ma chi prepara la notifica del provvedimento sbaglia data e scrive 21/9 invece di 21/7 come termine. E così al ragazzo e al suo avvocato Marco Scussat viene notificata solo la scarcerazione. A quel punto il ragazzo è tecnicamente libero. E a quanto pare parte per Londra con la madre che lavora come cuoca in Gran Bretagna.

21 luglio e 21 settembre

Marta Novello, studentessa universitaria, dall’aggressione subisce danni gravissimi agli organi interni e si salva solo dopo numerose operazioni. Il 15 enne studiava in un istituto alberghiero. Al magistrato dice di aver scelto la sua vittima «a caso». E che voleva rapinare una persona per rimediare soldi allo scopo di comprare marijuana o hascisc. Nelle motivazioni della sentenza d’appello (in primo grado era stato condannato a 6 anni e otto mesi) viene descritto come soggetto socialmente pericoloso. È affetto da una parziale infermità mentale che gli impedisce di distinguere i comportamenti leciti rispetto a quelli illeciti. Per questo contestualmente all’uscita dal carcere sarebbe dovuto entrare in una comunità. Non risulta invece che sia stato disposto nei suoi confronti nemmeno il divieto d’espatrio.

Tecnicamente quindi il 15 enne non è fuggito. Nel senso che quando è uscito dal Nisida era un libero cittadino. Quindi ad oggi non può essere «ricercato». E quindi non si potrà nemmeno chiedere l’assistenza della polizia britannica. «Al di là di tutto – dice oggi al Corriere della Sera l’avvocato Scussat – è chiaro che qualora la Corte di Cassazione dovesse confermare la condanna (l’udienza non è ancora stata fissata, ndr) il giovane si troverebbe in una condizione di latitanza. A quel punto scatterebbe nei suoi confronti un mandato di arresto europeo. Ma al momento, comunque, il suo comportamento non presenta alcun risvolto di illegalità».

L’ispezione di Cartabia

Il legale fa anche capire tra le righe che c’erano tutti gli strumenti per rendere immediatamente efficace il dispositivo appena il 15enne è uscito di prigione. Tanto più che lo stesso difensore da più di un anno chiedeva di sapere in quale comunità l’adolescente sarebbe stato collocato. Una vicenda che riapre la ferita dei familiari di Marta e lascia sconcertato il suo avvocato, Alberto Barbaro. «A pesare è soprattutto la frustrazione per quella che viene vissuta – sottolinea – come l’ennesima ingiustizia. Lo Stato – si chiede – riuscirà a riportare in Italia l’aggressore affinché sconti quella pena definitiva che dovrebbe avere lo scopo di recuperarlo?». La ministra della Giustizia Marta Cartabia ha inviato gli ispettori di via Arenula a Venezia per svolgere gli accertamenti preliminari all’apertura di un fascicolo sulla vicenda.

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