Jovanotti si difende dalle accuse per il Jova Beach Party: «Qui nessuno lavora in nero. Il green washing? Dopo di noi le spiagge sono anche meglio»
Con una diretta dalle spiagge di Fermo, nelle Marche, Jovanotti ha risposto alle accuse arrivate nei giorni scorsi sul tour in cui è impegnato in questa estate, il Jova Beach Party. Il cantante ha spiegato che nella Trident, la società con cui collabora per l’organizzazione dell’evento, non c’è nessun lavoratore in nero: «Ieri sera, quando è uscita la notizia dell’ispezione nel nostro cantiere secondo cui erano stati trovati lavoratori non in regola, mi sono preoccupato. Non mi sono allarmato, perché lavoro con la Trident e Salvadori dal 1988, e da allora abbiamo fatto tournée grandi e piccole, discoteche, locali, bar, stadi e non abbiamo mai avuto una contestazione sul piano della legge del lavoro». Maurizio Salvadori, della Trident, ha spiegato che i 17 lavoratori segnalati sono risultati invece a norma e lavorano ancora nel cantiere per lo show.
I due hanno poi ammesso che una delle infrazioni segnalate era in effetti vera: «Ci hanno dato 1300 euro di multa perché non avevamo transennato l’area del cantiere, in una parte mancava il nastro bianco e rosso, probabilmente si era strappato, e pagheremo». Jovanotti è poi intervenuto direttamente anche sulle accuse di green washing mosse da alcuni attivisti: «Il Jova Beach Party non mette in pericolo nessun ecosistema, non devastiamo niente, le spiagge non solo le ripuliamo ma le portiamo a un livello migliore di come le troviamo. Il Jova Beach non è un ‘progetto green wash‘. Se voi, econazisti che non siete altro, volete continuare ad attrarre l’attenzione utilizzando la nostra forza, sono fatti vostri».