Renzi tenta Calenda: «Uniti facciamo il botto». Ma il leader di Azione non si fida e vuole andare da solo
L’offerta di Matteo Renzi a Carlo Calenda è di quelle che è difficile rifiutare. Ma il leader di Azione non sembra fidarsi molto. E intanto prepara la raccolta di firme per andare da solo. Una decisione finale sul Terzo Polo è attesa per venerdì 12 agosto. Mentre i due hanno in programma un incontro tra oggi e domani. E Calenda fa sapere di volere un accordo con liste in coalizione. Che però ha uno sbarramento del 10% ed è possibile soltanto con la raccolta firme. O con l’esenzione. A cui il partito è convinto di avere diritto: «La legge parla chiaro. Chi ha eletto un parlamentare europeo anche con un contrassegno composto, come quello di “Pd Siamo Europei“, non deve raccogliere le 36 mila firme». Se così fosse Azione potrebbe anche tentare la corsa in solitaria.
Renzi, la leadership, la lista unica
Renzi parla oggi in un’intervista a Il Messaggero dell’alleanza con Azione. E sembra entusiasta: «Io e Carlo insieme possiamo fare il botto». Per l’ex premier «se facciamo una lista unica ci sarà un solo front-runner. Se ne facciamo due, ce ne saranno due. E io sono pronto a dare una mano con generosità». Il ragionamento di Renzi parte da una questione tecnica che riguarda la legge elettorale: per la parte proporzionale del Rosatellum i seggi si ripartiscono tra le liste che ottengono almeno il 3%. Questo significa che ogni lista infatti ha uno sbarramento nazionale del 3%. Invece le coalizioni hanno una soglia al 10%.
E il voto funziona così: i partiti in coalizione che prendono tra l’1 e il 3% riversano i loro voti, proporzionalmente, alle altre liste della stessa coalizione che hanno superato il 3%. Mentre i voti delle liste che rimangono sotto l’1% vanno completamente persi. Da qui si capisce che la lista unica metterebbe al ripario Italia Viva dal rischio di andare sotto il 3%. E di finire per essere soltanto la portatrice di voti per Calenda. In questo senso va compresa l’offerta di dare la leadership proprio all’ex ministro dello Sviluppo. Che costituirebbe così un polo d’attrazione anche per i candidati di Iv.
La trattativa e il nodo delle firme
Sulla trattativa influirà in maniera decisiva il nodo delle firme. «Nelle prossime ore potrebbe arrivare la certezza sulla nostra interpretazione», fanno sapere al Corriere della Sera dal quartier generale di Azione. L’idea è che l’elezione di Calenda all’europarlamento con la lista collegata a quella del Pd dia l’esenzione dalla raccolta delle firme. Ma questa interpretazione è stata contestata nei giorni scorsi da molti costituzionalisti. Se però alla fine dovesse arrivare davvero l’ok, a quel punto Calenda avrebbe una carta in mano nella trattativa con Renzi. Potrebbe infatti agitare la minaccia della corsa in solitaria.
Una situazione che di certo non contribuirebbe ad aumentare i voti di Iv. «Con Renzi ci sono rapporti deteriorati nel tempo, ci unisce una consonanza programmatica e ci dividono alcune scelte. Non avrei mai fatto un accordo di governo con i 5S», dice oggi Calenda a Repubblica. Nella quale non a caso conferma di preferire l’ipotesi delle liste in coalizione a quella della lista unica. E svela anche che dopo l’annuncio dell’accordo con Letta ha visto restituire 1500 tessere di Azione: «Poi sono tornati quasi tutti, ma la tassa d’iscrizione gliel’ho fatta pagare di nuovo».
Abbi dubbi
Un retroscena de La Stampa invece dice che Calenda non si fida di Renzi. Perché è difficile che l’ex premier lasci a qualcun altro le scelte su collegi e strategia di una campagna elettorale. E per i precedenti: «Con Renzi sono stato al governo e ho litigato sempre. È l’unica modalità in cui puoi ottenere da lui qualcosa, altrimenti ti si mangia a colazione». Insomma, i rapporti tra i due – e gli ego confliggenti – potrebbero spingere il leader di Azione al passo indietro e alla corsa solitaria. Ma questo solo se davvero avrà l’esenzione per la raccolta delle firme. Altrimenti quello con Renzi sarà un percorso obbligato.
La sondaggista Alessandra Ghisleri di Euromedia Research valuta l’alleanza tra i due tra il 6 e l’8%. «Io credo che ora si rivolgerà a due tipi di elettorati: l’indeciso, che, come detto, è già ben disposto nei suoi confronti, e quell’elettorato di centrodestra che troverà nella sua offerta le ex ministre di Forza Italia. Una proposta allettante per l’elettorato forzista che può trovare più punti in comune con lui che in Salvini e Meloni». Ma il suo campione, avverte, è molto affascinato dalla varietà dell’offerta politica in queste elezioni. Tanto che c’è chi esprime l’intenzione di votare Meloni oppure Renzi o proprio Calenda. Nonostante la lontananza dei programmi.
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