Cosa rischia Donald Trump dopo la perquisizione dell’Fbi (e perché può diventare presidente anche dal carcere)
Anche se finisse in carcere per aver trafugato documenti dalla Casa Bianca coperti da segreto di Stato, Donald Trump potrebbe comunque candidarsi e alle prossime elezioni e diventare presidente nel 2024 se dovesse vincerle. Non è ancora stato reso noto se Trump abbia portato documenti ufficiali del governo degli Stati Uniti nella sua villa a Mar-a-Lago, in Florida, dove l’Fbi la scorsa notte ha fatto irruzione. E nemmeno se il blitz sia legato alle indagini per l’assalto a Capito Hill, che l’ex presidente potrebbe aver facilitato per ribaltare i risultati delle elezioni del 2020. Tuttavia, se si scoprisse che Trump ha effettivamente rimosso documenti ufficiali da Washington, che potrebbero essere contenuti nelle 15 casse con cui i federali hanno lasciato la residenza in Florida, gli potrebbe essere contestato un reato che potrebbe portarlo al carcere. Ciononostante, secondo diversi esperti legali consultati dal New York Times e da Insider, l’essere in cella non impedirebbe – costituzionalmente parlando – al tycoon di diventare presidente nel 2024 dovesse vincere le prossime elezioni.
Cosa dice la Costituzione e i precedenti
Secondo la legge statunitense, coloro che «scientemente e illegalmente nascondono, rimuovono, mutilano, cancellano, falsificano o distruggono» documenti governativi rischiano il carcere fino a tre anni. Si potrebbe pensare che questo sia sufficiente a impedire a un candidato di diventare presidente, ma secondo esperti legali, pare non sia così. Nella costituzione degli Usa, gli unici requisiti richiesti ai candidati sono l’essere un cittadino statunitense non naturalizzato di almeno 35 anni e l’aver vissuto nel Paese per almeno 14 anni. E Trump, intenzionato a correre di nuovo nel 2024, li rispetta. «Se dovesse essere in carcere al momento delle prossime elezioni, questo non gli impedirebbe di correre per la presidenza», ha spiegato a Insider Michael Gerhardt, professore di legge costituzionale dell’Università della Carolina del Nord. Ci sono anche dei precedenti. Eugene Debs nel 1920 e Lyndon LaRouche nel 1992 si candidarono e ottennero milioni di voti – anche se non abbastanza per vincere – pur trovandosi in cella.
Difficoltà e sfide dalla cella
Chiaramente, nel surreale caso in cui Trump dovesse diventare presidente dal carcere, ci sarebbero delle difficoltà di comunicazione. Dato che i prigionieri non hanno lo stesso grado di movimento in questo campo di cui godono i liberi cittadini. Nulla gli impedirebbe, tuttavia, di prestare giuramento, porre veti e emanare ordini esecutivi. Inoltre, il tycoon potrebbe usare i suoi poteri per rendere più confortevole la sua permanenza in cella. Come ad esempio farsi trasferire in un carcere dove lui sarebbe l’unico prigioniero. Uno scenario, quello di Trump presidente in carcere, che il noto avvocato Marc Elias ha definito «un blockbuster della politica americana».
August 9, 2022
I documenti nel water
Le indagini faranno chiarezza sull’entità delle carte sequestrate in Florida. Nel frattempo, però, un libro in uscita rivela, con tanto di materiale fotografico, che Trump ha da anni l’abitudine di disfarsi dei documenti gettandoli nel wc. Le accuse sono raccolte nel libro Confidence Man, della reporter del New York Times Maggie Haberman, che l’ex presidente aveva definito «un verme». Dal testo si apprende che la pratica è diventata nota quando gli idraulici della Casa Bianca hanno dovuto sturare i gabinetti intasati di documenti. Se tra questi c’erano anche quelli che potrebbero essere stati trafugati dalla Casa Bianca, si tratterebbe di un passo in avanti verso uno scenario surreale, ma tutt’altro che impossibile.
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