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Cosa farà il centrodestra su tasse e reddito di cittadinanza: «La flat tax al 15%? Irrealistica»

flat tax reddito di cittadinanza centrodestra
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Dal programma comune scompare la tassa piatta per i dipendenti. Sul sussidio i partiti in ordine sparso

Che fine ha fatto la flat tax? Nel programma comune del centrodestra per le elezioni del 25 settembre scompaiono le promesse per i dipendenti. Ieri gli sherpa dei partiti si sono incontrati per definire i punti dell’accordo tra i partiti. E sulla tassa piatta c’è grande lontananza. L’idea di Matteo Salvini era quella di imporla anche sui redditi dei dipendenti con un’aliquota al 15%. Forza Italia la vuole al 23% per famiglie e imprese. Mentre per Fratelli d’Italia un prelievo del 15% è accettabile solo su quella quota di reddito imponibile che supera il livello dell’anno precedente. «La direzione di marcia è unica anche se ogni partito ha la propria idea», dice oggi a La Stampa il responsabile del programma di Fi Alessandro Cattaneo. Ma gli stessi problemi ci sono sul reddito di cittadinanza.

Tassa piatta delle mie brame

Ieri l’accordo ha fatto un passo avanti. Nel senso che i partiti del centrodestra si sono accordati su quello che si troverà nel programma comune. Ovvero l’«estensione della flat tax per le partite Iva fino a 100 mila euro di fatturato (oggi si ferma a 65 mila), così come sull’incremento di reddito rispetto alle annualità precedenti, con la prospettiva di un ulteriore ampliamento per famiglie e imprese». Quindi per adesso a guadagnarci saranno chi guadagna fino a 100 mila euro l’anno come partita Iva e chi è stato così fortunato da aumentare i guadagni rispetto all’anno precedente. Ad occhio così l’accusa di fare un favore ai ricchi troverebbe ancora più forza. Ma il senatore Armando Siri ha un piano che prevede un costo di “appena” 13 miliardi. E una fase 2 rispetto al programma elettorale con l’introduzione di un’unica aliquota al 15% per pensionati e dipendenti. Il leghista dice che «per le famiglie monoreddito si prevede una soglia a 50 mila euro con uno scivolo di accompagnamento fino a 55 mila, e per le famiglie bi-reddito tetto a 65 mila euro con uno scivolo che arriva a 70 mila euro. Per i single la soglia è a 26 mila euro con uno scivolo a 30 mila». Così come una No tax area a 13 mila euro e una fase 3 con la flat tax per le imprese.

E il reddito di cittadinanza?

Il problema è che nel centrodestra qualcuno non la fa così facile. Un retroscena de Il Messaggero racconta che gli alleati di Salvini pensano che sia sbagliato alzare l’asticella delle promesse. «Meglio procedere con gradualità», è il pensiero di Fi e FdI. Dove qualcuno ritiene «irrealistiche» le promesse di tagli mirabolanti delle tasse con questa situazione dei conti pubblici. E c’è maretta anche sul reddito di cittadinanza. Tutti sono d’accordo sulla revisione. Ma le formule sono diverse per ciascuno. Forza Italia vuole tagliare la dote di quattro miliardi per destinarla ad alzare le pensioni a 1000 euro o il taglio del cuneo fiscale. La Lega spinge per un voucher di formazione che servirebbe a riassorbire i disoccupati. Fratelli d’Italia invece vuole il reddito di solidarietà. Che consiste in un assegno da 650 euro ai non occupati over 60 e a famiglie con minori o persone con disabilità. Ma solo per chi ha un Isee inferiore ai 15 mila euro l’anno. Il sostegno a chi perde il lavoro, invece, verrebbe parificato tra i dipendenti e coloro che hanno una partita Iva. All’epoca dell’annuncio FdI diceva che Lega e Fi erano d’accordo con Meloni. Oggi non più, evidentemente.

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