Russia, arrestata la giornalista Marina Ovsyannikova. L’accusa di «falsità contro l’esercito» dopo un blitz a sorpresa in casa sua
È stata di nuovo fermata dalla polizia la giornalista russa Marina Ovsyannikova, accusata ancora una volta di «aver screditato» l’esercito di Mosca. Come ha riferito il suo avvocato Dmitri Zakhvatov all’Afp, si tratta di un’indagine ancora aperta nella quale alla giornalista viene attribuita la «diffusione di informazioni false» sull’esercito. L’arresto è avvenuto dopo che la polizia ha perquisito l’abitazione della giornalista, divenuta nota in questi mesi per la manifestata contrarietà alla guerra in corso in Ucraina. Le forze dell’ordine però hanno eseguito la misura senza aspettare l’arrivo del suo avvocato, come aveva denunciato lui stesso all’ong Ovd-Info, citata da Meduza. Il blitz sarebbe scattato per via della cosiddetta legge bavaglio contro le informazioni sulla guerra in Ucraina, entrata in vigore dopo l’invasione russa. La norma prevede che chi diffonde informazioni sulle truppe russe ritenute «false» dalle autorità rischia fino a 15 anni di carcere.
Vittima della legge Bavaglio
Il governo russo, infatti, negli ultimi mesi sta rafforzando sempre più la censura e reprimendo ogni forma di dissenso politico. Sono molte le figure che sono state processate per aver condannato le atrocità della guerra. E Marina Ovsyannikova è entrata nel mirino dell’esercito perché – a marzo 2022 – aveva interrotto un telegiornale su Channel One – in diretta dalla tv di stato russa – per sventolare un cartello con scritto: «No alla guerra, fermate l’invasione». Una protesta che le è costata cara: venne prima arrestata, poi rilasciata e infine condannata a una multa di 50.000 rubli. Ora anche la perquisizione, spiega il suo legale, è connessa a quell’episodio. I guai per la reporter con la giustizia russa sembrano quindi esser appena iniziati.
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