La protesta della “Rete dei patrioti” davanti alla presunta villa di Zelensky a Forte dei Marmi: «Basta armi al comico guerrafondaio»
«Basta armi al comico guerrafondaio», è lo striscione esposto ieri sera da un gruppetto di persone militanti del Movimento nazionale – Rete dei patrioti a Forte dei Marmi (Lucca), davanti a quella che è considerata la villa del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il «blitz», spiegano con un post sulla loro pagina Facebook gli attivisti, è per «protestare contro la folle politica perseguita dall’attuale governo italiano e, con ogni probabilità, anche dal prossimo: aumentare le spese militari per sostenere il governo ucraino che, da otto anni, bombarda la popolazione russofona del Donbass, mentre si impongono sanzioni alla Russia che creano crisi energetica, aumento delle bollette e danneggiano tanto le esportazioni quanto il turismo, è semplicemente suicida», dicono.
Forte dei Marmi, a detta della rete, sarebbe una «località simbolo di questa politica scellerata», essendo una cittadina che da decenni beneficia del turismo russo di lusso e che ora subisce il «sequestro arbitrario e ingiustificato delle proprietà dei cittadini russi». Da qui la critica del movimento di estrema destra allo Stato italiano, che applicherebbe dei “doppi standard“: «Coerenza imporrebbe di sequestrare anche la villa di uno dei maggiori responsabili della tragica situazione attuale: quel Volodymyr Zelensky che prometteva la pace nel Donbass e che invece non ha concesso tregua ai suoi concittadini di Donetsk e Lugansk, violando costantemente gli accordi di Minsk e provocando la reazione della Federazione Russa».
Il Movimento, che su Facebook conta poco più di 10 mila seguaci e che sul suo sito ufficiale parla di un «nuovo modo di fare politica al di fuori di tutti gli schemi preordinati» fondato sui principi cardine della militanza, estetica e formazione, sembra essere un habitué di questo tipo di iniziative. Basta scorrere di poco la loro bacheca per imbattersi in flash mob contro i pride svoltisi durante gli ultimi mesi in giro per l’Italia o in un post dedicato alla strage di Bologna che prende chiaramente le parti di Luigi Ciavardini, esponente dei Nar considerato primo responsabile dell’attacco terroristico del 2 agosto 1980.
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