La denuncia della Cnn: «La Russia ha bombardato i prigionieri del Battaglione Azov a Olenivka e ora accusa Kiev»
La Russia sarebbe responsabile del bombardamento nel capannone di Olenivka, lo scorso 29 luglio. Nel quale sono morti 50 prigionieri di guerra ucraini, in gran parte membri del Reggimento Azov, i difensori dell’Azovstal arresisi in cambio dell’evacuazione dei civili. Finora, il Cremlino ha sempre accusato l’Ucraina dell’attacco. A rivelarlo è la Cnn, in un lungo articolo ricco di prove foto e video. In seguito all’esplosione nella città del Donetsk controllata dai russi, Mosca si era affrettata a dichiarare che sarebbe stata Kiev a causarla. Lanciando missili Himars a lunga gittata per uccidere i prigionieri. E questo perché – sempre nella versione russa – molti di loro avevano iniziato a confessare crimini di guerra.
Un’esplosione troppo piccola per un Himars
La narrativa russa è riassunta dalle parole dell’ufficiale Eduard Basurin dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk: «Dopo che i prigionieri ucraini hanno iniziato a parlare dei crimini di guerra commessi per ordine delle autorità politiche, qui è stata fatta partire un’esplosione». La Russia continua a impedire a qualsiasi investigatore internazionale di accedere all’area. Ma l’analisi della Cnn evidenzia che la versione degli eventi è «con ottime probabilità un’invenzione». E che «ci sono praticamente zero possibilità che lo scoppio sia avvenuto a causa di un missile Himars». La mattina dopo lo scoppio, Andrey Lazarev, che lavora per il canale del ministero della difesa russo Zveda Channel, evidenziava la presenza di una placca con il numero seriale e dei frammenti di un missile disposti ordinatamente. In condizioni che la Cnn definisce «buone nonostante un incendio che aveva carbonizzato i corpi».
Tuttavia, l’esplosione in oggetto è molto più piccola di quella che di solito viene prodotta degli Himars, come evidenziano le immagini satellitari. Di seguito si può vedere il confronto. Le prime due foto mostrano l’attacco sferrato dagli ucraini usando questi missili a un magazzino di Nova Khakova, sulle sponde del Nipro nella regione di Cherson. Mentre le seconde due quello alla «prigione» di Olenivka.
Gli esperti consultati dalla Cnn confermano che i danni mostrati non corrispondono alla potenza dell’esplosione che causano gli Himars. I quali distruggerebbero in toto un capannone dai muri sottili e il tetto metallico come quello in questione. «Nei video non c’è nessun cratere. I letti non si sono spostati, le colonne sono intatte. Ma c’è un danno da incendio enorme. Se ad aver colpito l’area fosse stato il sistema Himars si vedrebbero crateri, soffitto e muri frantumati e corpi esplosi», spiega l’esperto di armi Chris Cobb Smith. Che aggiunge: «Il danno sembra essere stato causato in larghissima parte da un grande incendio. Anche il tetto sembra essere crollato su sé stesso, piuttosto che esploso o impattato dalla traiettoria di un’arma o dall’esplosione».
Versioni contrapposte
Diversi altri esperti hanno confermato la versione di Cobb Smith. Facendo anche notare che non avrebbe avuto senso utilizzare gli Himars – che hanno una gittata di 70-80 km per un obiettivo sito a 15 km dal fronte. Un missile di questo tipo, inoltre, sarebbe chiaramente udibile, ma i testimoni negano di averlo sentito arrivare. Secondo gli esperti, nella struttura si è sviluppato un intenso incendio. «Ci sono segni di temperature estremamente alte all’interno dell’edificio. Ma, a parte per una porzione del tetto di lamiera, non ci sono danni strutturali». I danni visibili sono più coerenti con la versione dell’Ucraina, che sostiene i russi abbiano usato un’arma termobarica. Un tipo di dispositivo che succhia tutto l’ossigeno dall’aria circostante, generando moltissimo calore rapidamente. I russi ne hanno già usare nel corso del conflitto. Nonostante la versione di Kiev non possa essere confermata, Cobb Smith fa notare che «pare che l’incendio sia stato immediato e ampio. Tanto che i prigionieri si trovano ancora nei loro letti».
I movimenti dei prigionieri
Le prove mostrano che giorni prima dell’evento, la Russia, che controlla Olenivka dalla metà di maggio, aveva iniziato a spostare prigionieri nel capannone. Non si sa perché ma la struttura era sovraffollata. I trasferimenti «da tre baracche» sono stati confermati da intercettazioni telefoniche ad ufficiali della Repubblica Popolare del Donetsk. Nella prigione si trovavano oltre 200 persone. Anche la moglie di un prigioniero ha confermato il fatto. Due giorni prima dell’attacco la Russia aveva trasferito i membri del Reggimento Azov: «Nello specifico quelli pericolosi che cercavano di ribellarsi».
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