«Nessun passo indietro, stiamo lavorando». La strana vicenda di Raffaele La Regina e i nodi che solo lui e il Pd possono sciogliere
Fa molto discutere la vicenda del capolista Pd in Basilicata, Raffaele La Regina. Il giovane segretario regionale del partito, come si sa, si era prodotto su Twitter negli anni passati in una serie di prese di posizione, alcune ironiche altre sicuramente no, duramente critiche nei confronti dello stato di Israele. Ieri mattina la cosa era stata raccontata da Il Giornale, provocando reazioni immediate, anche e non solo da esponenti della comunità ebraica. La Regina era stato costretto a una imbarazzata precisazione: «Nulla contro Israele», che ha permesso a Enrico Letta di dichiarare chiuso il caso. Ma poi vari curiosi, avversari e antipatizzanti sono andati a spulciare ciò che il 29enne capolista aveva twittato su altri temi, e la caccia – diciamo così – non è stata infruttuosa, tanto che in serata La Regina, con una mossa non geniale, ha chiuso il suo profilo Twitter a chi non è suo follower.
E in piena notte, all’una e sei minuti, il sito online @ultimora_pol scriveva: «#Elezioni2022 Liste #PD: #LaRegina annuncia un passo indietro». Una notizia che anche Open ha ripreso, come poi tutte le testate. Ma alle 10.23 La Regina ha riaperto improvvisamente la sua pagina per annunciare: «Nessun passo indietro, stiamo lavorando alla campagna elettorale con passione e determinazione. La vicenda di ieri si è chiusa con le mie scuse, la destra vorrebbe tenerla aperta. Come detto al @pdnetwork, giovani e Sud saranno il motore della crescita del Paese. Andiamo avanti!».
Non era solo un finto problema su cui avrebbe speculato la destra, in realtà. E la cosa è chiara a tutti. Così come è stato chiaro fin da subito che spettava al Partito Democratico decidere la sua sorte: perché sulla questione che ieri ha dominato la scena (i molti tweet su Israele che ha occupato illegalmente la Palestina, la quale va liberata, e altro) non è scandaloso avere un’opinione diametralmente opposta a quella di un Fiano o di una Quartapelle. Purché lo si rivendichi a viso (e Twitter) aperto, e i vertici del Pd lo consentano.
Sono state semmai le altre opinioni emerse a far interrogare molti sulla opportunità di una ritirata: la posizione no Tap, e ancor di più, sette anni fa, quella no Expo, oltre a quella descrizione di sé, «dottorando precario», che dà un’idea di scarsa lucidità sui problemi della generazione che dovrebbe rappresentare. Se sei dottorando non sei precario, e semmai precario diventa quel ruolo di rappresentanza che con coraggio il segretario del tuo partito ha dato a te oltre ad altri quattro giovani capilista in altre circoscrizioni. Ma in ogni caso ciascuno fa il suo lavoro: spettava al Pd decidere, spetta all’informazione raccontare e commentare, e poi soprattutto spetta agli elettori scegliere.
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