Pnrr, ecco chi vuole cambiare gli impegni presi con l’Ue e chi no
Quando manca poco più di un mese alle elezioni politiche del prossimo 25 settembre, diversi partiti hanno già presentato i loro programmi elettorali. Ad avvicinarsi è anche la data del 31 dicembre, entro la quale l’Italia dovrà portare a termine 55 scadenze prese con l’Unione europea per poter chiedere la terza rata da 19 miliardi di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), finanziato con risorse europee per rilanciare l’economia italiana dopo la pandemia di Covid-19. Ma quale spazio sta trovando il Pnrr nei programmi elettorali?
La versione originale di questo articolo è stata pubblicata il 17 agosto 2022 sul sito di Pagella Politica. Clicca qui per scoprire tutti i fact-checking, divisi per politici e partiti.
Il centrodestra vuole cambiare il Pnrr
Per rispondere a questa domanda, partiamo dalla coalizione del centrodestra. Nel testo dell’accordo quadro di un programma per un governo di centrodestra – presentato l’11 agosto da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi moderati – il Pnrr viene citato due volte. Da un lato, il programma del centrodestra promette il «pieno utilizzo delle risorse del Pnrr, colmando gli attuali ritardi di attuazione». Dall’altro lato, propone di trovare un «accordo con la Commissione europea, così come previsto dai regolamenti europei, per la revisione del Pnrr in funzione delle mutate condizioni, necessità e priorità».
In effetti, è possibile modificare il Pnrr – che, ricordiamo, prevede una tabella di marcia fino al 2026 – ma non si tratta di un percorso semplice. Servirebbero nuove trattative con l’Ue, dall’esito incerto, visto che in base alle regole il piano può essere modificato per «circostanze oggettive», una formula piuttosto vaga dove possono rientrare molte cose.
In ogni caso, il 16 agosto, in un’intervista con il Corriere della Sera, il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani ha dichiarato che la coalizione di centrodestra non vuole «assolutamente» cambiare «molto» il Pnrr. «Al più, si tratterà di modesti aggiustamenti legati al cambiare delle condizioni», ha detto Tajani.
Per il Pd e il Terzo polo il Pnrr è centrale
Sul fronte opposto, il Partito democratico ha una posizione diversa. Come si legge nel programma elettorale, pubblicato il 16 agosto, il partito guidato da Enrico Letta sostiene che per rilanciare il Paese sia necessaria la stabilità «a pianificare investimenti e scelte strategiche che guardano al futuro».
«Questo a partire dal Pnrr e dal suo percorso di riforme interrotto bruscamente per la caduta del governo Draghi», sottolinea il programma del Pd. «Ciò significa portare a termine nei tempi previsti le tante riforme che l’Italia aspetta da tempo – cominciando da fisco, giustizia, pubblica amministrazione e concorrenza – e tutti gli investimenti previsti dal Pnrr, per non perdere neanche una delle opportunità offerte dai finanziamenti europei». Lo stesso Letta, a fine luglio, aveva proposto che tutti i partiti di firmare un «patto» per rispettare gli impegni presi con l’Ue e portare a termine il Pnrr. Curiosità: lo scorso marzo, il segretario del Pd aveva comunque proposto di posticipare di un anno il termine del Pnrr, spostandolo al 2027.
Il Pnrr ha un ruolo centrale anche nella coalizione formata da Italia Viva di Matteo Renzi e Azione di Carlo Calenda, il cosiddetto “Terzo polo”. Al 17 agosto, il programma di questo schieramento non è ancora stato pubblicato, ma Calenda, ospite a Sky Tg24, ha definito una «ridicolaggine» la proposta del centrodestra di modificare il Pnrr. Secondo l’ex ministro dello Sviluppo economico, il piano deve essere il punto di partenza dell’azione del prossimo governo.
E per il Movimento 5 stelle?
Infine, qual è la posizione del Movimento 5 stelle? Nel programma elettorale del partito guidato da Giuseppe Conte, pubblicato il 14 agosto, il Pnrr viene citato una volta, quando nella parte dedicata alla «lotta alla corruzione» si promette «maggiore trasparenza e controllo dei fondi del Pnrr».
L’11 agosto, in un’intervista con Avvenire, Conte ha aperto a un’eventuale revisione del piano. «Considerando l’impatto ancora attuale della pandemia energetica e dell’inflazione, riteniamo che i tempi di attuazione del Pnrr possano essere allungati, laddove necessario», ha dichiarato l’ex presidente del Consiglio, aggiungendo che «potrebbero essere valutate» eventuali «possibilità di adattamento del programma», nel rispetto delle regole europee.
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