Reddito di cittadinanza, ecco come i partiti vorrebbero cambiarlo
Uno dei temi più dibattuti di questo inizio di campagna elettorale, in vista delle elezioni del 25 settembre, è il reddito di cittadinanza. Sulla misura di contrasto alla povertà, introdotta nel 2019 dal primo governo Conte, gli schieramenti politici hanno posizioni diverse. Programmi elettorali alla mano, vediamo quali promesse sono state fatte in queste giorni agli elettori dai partiti, nel caso in cui, dopo il voto, dovessero finire al governo.
La versione originale di questo articolo è stata pubblicata il 19 agosto 2022 sul sito di Pagella Politica. Clicca qui per scoprire tutti i fact-checking, divisi per politici e partiti.
Le proposte del centrodestra
Partiamo dal programma della coalizione di centrodestra, sottoscritto lo scorso 11 agosto da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi moderati, una lista che raggruppa altri quattro partiti di centrodestra. Tra i vari punti, il testo promette la «sostituzione dell’attuale reddito di cittadinanza con misure più efficaci di inclusione sociale e di politiche attive di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro». Il 17 agosto, la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha ribadito il punto, scrivendo su Facebook che il suo partito vuole sostituire il reddito di cittadinanza con «uno strumento a tutela dei soggetti effettivamente fragili: disabili, over 60 e famiglie con minori a carico privi di reddito».
Più nel dettaglio è scesa la Lega di Matteo Salvini, che nel suo programma spiega che cosa si intende per «revisione del reddito di cittadinanza». Da un lato, l’obiettivo della Lega è quello di mantenere il sussidio per i «percettori inidonei al lavoro», modificando però gli importi a seconda delle diverse soglie di povertà registrate sul territorio nazionale. Dall’altro lato, per i «percettori idonei all’attività lavorativa», l’obiettivo è trasformare il sussidio in un «vero e proprio ammortizzatore sociale finalizzato all’occupazione», con corsi di formazione e tirocini, e contratti stipulati con agenzie del lavoro private, con incentivi fiscali e contributivi.
Le proposte del Pd
Nel suo programma elettorale, il Partito democratico, guidato da Enrico Letta, sostiene la necessità che il reddito di cittadinanza vada «opportunamente ricalibrato», seguendo le indicazioni fornite a novembre 2021 dal Comitato scientifico per la valutazione del reddito di cittadinanza. Questo organismo, istituito a marzo 2021 dal Ministero del Lavoro, è composto da diversi esperti nell’ambito della povertà e dell’economia ed è guidato dalla sociologa Chiara Saraceno. In particolare, il Pd ha indicato tre proposte avanzate dal Comitato: la revisione dei criteri con cui funziona il reddito di cittadinanza, che al momento penalizzano le famiglie più numerose con minori; la possibilità per i percettori del reddito di cittadinanza di conservare una parte del sussidio, nel caso in cui trovino un’occupazione, per non disincentivare la ricerca del lavoro; e la riduzione dei 10 anni di residenza in Italia richiesta per accedere al sussidio.
Su posizioni più ambiziose è l’alleanza tra Europa Verde e Sinistra italiana, che alle elezioni farà parte della coalizione guidata dal Pd. I due partiti, guidati rispettivamente da Eleonora Evi e Angelo Bonelli, e Nicola Fratoianni, sostengono la necessità di «difendere e rafforzare il reddito di cittadinanza, secondo le previsioni del rapporto elaborato dalla commissione presieduta da Chiara Saraceno, con l’obiettivo strategico di arrivare a un vero reddito universale di base».
La proposta di Italia Viva e Azione
Il leader di Italia Viva Matteo Renzi sembra invece aver abbondato i suoi propositi di abolizione del reddito di cittadinanza, da attuare con un referendum abrogativo, che in base alla legge si sarebbe potuto tenere non prima del 2024 o 2025. Il programma elettorale, sottoscritto con Azione di Carlo Calenda, promette di «consentire concretamente alle agenzie private di trovare lavoro ai percettori del reddito» di cittadinanza. In che modo? Secondo il cosiddetto “Terzo polo”, «è necessario consentire alle agenzie private per il lavoro di accedere ai dati dei percettori del reddito, al fine di poter affiancare i centri per l’impiego nella ricerca del lavoro».
«È inoltre fondamentale che le agenzie private svolgano colloqui mensili obbligatori con i percettori del reddito al fine di monitorare la ricerca di lavoro ed individuare eventuali esigenze formative. Il sussidio deve essere rimosso per i percettori che non partecipano ai colloqui», aggiunge il programma. Una misura simile è però già stata prevista dalla legge di Bilancio per il 2022, in base alla quale un nucleo familiare perde il sussidio se uno dei suoi componenti non si presenta presso il centro per l’impiego entro il termine da questo fissato.
La proposta del Movimento 5 stelle
Anche il Movimento 5 stelle, da sempre il principale promotore del reddito di cittadinanza, ha avanzato delle proposte per modificare la misura nel suo programma elettorale. Il testo promette un «rafforzamento del reddito di cittadinanza», da attuare su due fronti: da un lato, con l’introduzione di «misure per rendere più efficiente il sistema delle politiche attive»; dall’altro lato, con l’introduzione di un «monitoraggio delle misure antifrode».
Leggi anche:
- Elezioni 2022, Meloni torna all’attacco del Reddito di cittadinanza: «Ha fallito, lo aboliremo. I soldi vadano alle imprese» – Il video
- La truffa milionaria sul reddito di cittadinanza scoperta a Torino: verifiche su 3 mila percettori
- L’Ue, le candidature (70% Pd e 30% Azione/+Europa) e la correzione del Reddito di cittadinanza – Il testo dell’accordo tra Letta e Calenda
- Dice di avere otto figli per avere il reddito di cittadinanza: denunciato a Bergamo
- Giorgia Meloni vuole il taglio del cuneo fiscale: «Smettiamo di buttare soldi con il reddito di cittadinanza»