Catania, 13enne abusato dalla zia e da due amici di lei: arrestati per violenza sessuale di gruppo su minore
Un minore di 13 anni ha subito abusi dalla zia paterna e da due amici della donna durante una serata. Succede a Caltagirone, in provincia di Catania (Sicilia), a pochi giorni dal compleanno del ragazzo, nel quale ha compiuto 14 anni. Quest’ultimo ha raccontato quanto vissuto alla madre e alla sorella maggiore. Così, circa una ventina di giorni fa, si sono diretti dai carabinieri e hanno sporto denuncia. L’inchiesta è stata chiusa in tempi record: ieri, 23 agosto, dopo che gli accusati sono stati interrogati dal Gip. La zia è stata arrestata, così come i due uomini complici delle violenze – di 41 e 49 anni – con l’accusa di violenza sessuale di gruppo su minori. Il reato può essere punito fino a 12 anni di carcere.
Il giorno delle violenze
La festa in questione è successa durante una sera del mese di agosto. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, il 14enne avrebbe chiesto ai genitori di andare a dormire dalla zia. Giunto a casa sua, erano presenti anche due amici della donna, che il minore conosceva. Qui cenano tutti insieme e si fanno il bagno nella piscina dell’abitazione. Nel corso della serata il minore sarebbe poi stato costretto a rapporti sessuali con tutti e tre e ad assistere ad altrettanti rapporti tra i presenti. La mattina seguente, tornato a casa, scoppia in lacrime e racconta tutto alla famiglia.
La versione degli accusati
Nel corso dell’interrogatorio di ieri, sia la zia che i due suoi amici hanno dato la stessa versione: sarebbero innocenti. «Hanno detto di non aver mai violentato il minorenne e hanno cercato di spiegare i motivi per i quali il ragazzo sta fornendo una versione fantastica», ha riferito l’avvocato dei tre accusati. «Sono incensurati, hanno una posizione economica stabile, hanno figli e nipoti e non sono mai stati invischiati in storie turpi», ha continuato il legale che ha denunciato l’assenza di un supporto psicologico mentre il ragazzo veniva ascoltato dai Carabinieri. L’avvocato ha così chiesto la scarcerazione dei suoi assistiti anche perché non è stata pressa in considerazione la «capacità di testimoniare del minore».
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