Conte torna ad attaccare Draghi: «I cittadini pagano il prezzo dei suoi “no”». E sul Pd: «Fa il gioco di Meloni»
Intervistato dal Corriere della Sera, il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, traccia il percorso che porterà il suo partito alle prossime elezioni. L’ex premier torna a difendere il reddito di cittadinanza che per alcuni leader andrebbe eliminato e secondo altri rivisto. «Lo abbiamo già modificato in manovra, con interventi antifrode ancora più efficaci e con meccanismi che incentivano l’accoglimento della prima offerta di lavoro», dice Conte, aggiungendo che «c’è molto da lavorare» sulle politiche attive. Poi precisa: «Due beneficiari del reddito su tre non sono in grado di lavorare in quanto minori, anziani o disabili. Mentre quasi la metà chiede il reddito per integrare stipendi da fame», spiega l’ex presidente del Consiglio che accusa di comportamento «indegno che chi incassa 500 euro al giorno voglia perseguitare chi integra 500 euro al mese di reddito per sopravvivere». Per quanto riguarda il carovita e il costo dell’energia per i cittadini dice: «Sono sei mesi che abbiamo presentato proposte concrete». Secondo Conte, da «Draghi abbiamo ricevuto solo dei no e dei rinvii: ora il conto lo pagano le imprese e i cittadini».
Sarebbe proprio Draghi, o almeno il filo che lega il presidente del Consiglio uscente con il centrosinistra, a costituire il più grande ostacolo per un’ipotetica intesa anti-centrodestra con il Pd: «Guardo alle scelte che si fanno. Il Pd è orfano dell’agenda e il metodo Draghi. Quell’agenda non è la nostra e comunque non esiste». Parlando del partito guidato dal segretario Enrico Letta, Conte aggiunge: «Certe scelte dei vertici del Pd stanno costruendo un’autostrada alla Meloni». Sulla destra, il leader dei 5S dice: «Credo che debba essere sconfitta sulle proposte e non agitando lo spauracchio di una nuova Marcia su Roma». Per quanto riguarda Meloni, «sono assolutamente convinto che il suo modo di essere “patriota” è solo apparentemente proteso a difendere gli interessi nazionali. In realtà, in tutti i passaggi più significativi, ha sempre fornito risposte inadeguate, che se applicate avrebbero pregiudicato l’interesse nazionale».
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