L’italiana Giulia Schiff al fronte in Ucraina: «Ho rischiato di morire ma qui ho anche trovato l’amore»
Nella guerra tra Russia e Ucraina Giulia Schiff, ex pilota dell’Aeronautica militare, è in prima linea a combattere come volontaria nelle Forze Speciali della Legione Internazionale. Secondo il suo avvocato Schiff non è una mercenaria e può quindi combattere con Kiev. E lei oggi in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera racconta che ha rischiato due volte di morire. «Una volta eravamo in missione in direzione Cherson, il nostro veicolo blindato è finito sotto attacco ed è finito in un canale. Il casco si è strappato e ho battuto la testa. Senti? Ho ancora il bozzo». L’altra volta è successo «di notte, stavamo tentando di infiltrarci in un villaggio occupato, i russi ci hanno individuato e hanno iniziato a bombardare. Io ero calma e ho aiutato i colleghi in difficoltà. Buttandomi a terra, ho sbattuto i denti sul mio fucile. La bomba di artiglieria più vicina mi è caduta a due o tre metri. In questa operazione sono morti 4 dei miei colleghi, uno era un caro amico e ho dovuto dire alla sua fidanzata che non c’è più. Vorrei poter tornare indietro a recuperare il suo corpo».
Schiff dice di avere paura («se non l’avessi sarei psicopatica). E aggiunge che la madre le chiede ogni giorno di tornare a casa, mentre il padre è orgoglioso della sua scelta. Poi fa sapere di aver trovato l’amore al fronte: «È un ragazzo metà ucraino e metà israeliano. Combattiamo nella stessa brigata. Ha 29 anni, è il miglior soldato che abbia incontrato e anche il miglior uomo. Siamo compagni anche sul campo e ci guardiamo le spalle l’un l’altro. Il suo nome di battaglia è Wolf e allora scherzando a volte ci chiamano Mrs e Mr Wolf, anche se in realtà il mio soprannome è Kida».
Infine, racconta che tipo di addestramento ha ricevuto: «All’inizio mi sono appoggiata a una famiglia di attivisti a Zytomyr. Lì ho parlato con il sindaco e poi con l’ex ministro della Difesa. Mi hanno portata al quartier generale dell’intelligence a Kiev dove mi hanno sottoposta alla macchina della verità. Ero incaricata anche delle pubbliche relazioni. Mi sono addestrata con membri delle forze speciali di tutto il mondo, al poligono e sul campo. Sono stata a Irpin e Bucha. Dopo poco mi sono unita a Masada e sono stata a Kharkiv, poi con base a Dnipro nel Donbass: Bakhmut e Kramatorsk. Ora la nostra area è Mykolaiv».
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