Ita Airways, rigassificatore a Piombino, balneari: così il governo Draghi aiuta Giorgia Meloni sui dossier più difficili
Tra Mario Draghi e Giorgia Meloni c’è un rapporto istituzionale che alcuni hanno descritto come un vero e proprio filo diretto. Anche perché l’attuale premier (dimissionario) e quella in pectore si telefonano e si consigliano. A volte anche sui prossimi ministri. Ma negli ultimi tempi all’orizzonte pare stagliarsi qualcosa in più. Perché su alcuni temi (Ita Airways, rigassificatore a Piombino, balneari) che sarebbero finiti sui tavoli del possibile nuovo governo Meloni l’esecutivo di SuperMario sta invece accelerando. Con l’obiettivo (probabile) di arrivare a una definizione dei dossier prima del (possibile) insediamento della leader di Fratelli d’Italia a Palazzo Chigi. E il risultato di togliere le castagne dal fuoco proprio a lei. Che non pare dispiacersi più di tanto.
Affinità e convergenze
E così mentre prima della caduta di Draghi Meloni era così sospettosa sulle dimissioni da adombrare (è il caso di dirlo) i “favori delle tenebre“, adesso la critica nei confronti dell’esecutivo è più soft. Ammorbidita proprio mentre la campagna elettorale in teoria consiglierebbe toni più alti. Ma, come spiega oggi La Stampa, evidentemente anche a via della Scrofa hanno ben presente che trovarsi già risolte alcune questioni spinose prima dell’insediamento del nuovo esecutivo sarebbe un bel vantaggio. Come nel caso di Ita Airways. Quando Draghi sembrava orientato a dire sì alla cordata formata da Msc Crociere e Lufthansa, Meloni tuonò: «Mi auguro che non si prendano decisioni affrettate, spettano al nuovo governo». Chiedendosi come mai si volesse vendere ai «tedeschi».
Poi è arrivato il colpo di scena. Il ministero dell’Economia e delle Finanze ha avviato la trattativa in esclusiva con l’altra cordata. Quella composta dal fondo americano Certares, da Delta Airlines e da Air France-Klm. La cui offerta garantisce un maggior controllo sulla governance allo Stato, due posti nel prossimo consiglio di amministrazione e la possibilità di nominare il presidente. Ovvero proprio quello che chiedeva Meloni. E pazienza se nel frattempo c’è chi, come il senatore di FdI Rampelli, si lamenta della preferenza non accordata agli imprenditori italiani (ovvero Msc di Aponte, mentre fino a ieri la cordata era «dei tedeschi»). E promette ricorsi ai tribunali per fermare tutto. La voce della leader non si è fatta sentire.
La disfida del rigassificatore
Poi c’è la disfida del rigassificatore di Piombino. Qui un sindaco di Fratelli d’Italia, Francesco Ferrari, si batte per fermare l’opera insieme alla sinistra e al M5s. L’opera è necessaria per il gas di tutta Italia. Draghi ne ha fatto un punto d’onore. FdI prima ha provato a correggere il primo cittadino con Ignazio La Russa. Poi è arrivata Giorgia a spiegare che gli impianti «vanno fatti, e vanno fatti nel tempo che è stato definito perché noi dobbiamo liberarci dalla dipendenza del gas russo. L’approvvigionamento energetico è una priorità ma bisognerà parlare molto seriamente del ruolo del comune e delle compensazioni che vanno a Piombino». Non più opposizioni ma compensazioni. Un bel salto.
Non solo. Nella stessa sede la leader di FdI si è schierata per il disaccoppiamento del prezzo del gas da quello dell’elettricità e per il price cap. Ovvero proprio due cavalli di battaglia di Draghi. Secondo La Stampa il calendario decisionale prevede che la scelta diventi praticamente irreversibile quando si insedierà il nuovo esecutivo. Anche qui Draghi toglierà le castagne dal fuoco a Meloni e Salvini. E le compensazioni arriveranno per far ingoiare la pillola al territorio. Magari attribuendosi la scelta del limite temporale per la nave davanti al porto. E un altro problema sarà risolto.
I balneari
Infine ci sono i balneari. L’applicazione della direttiva Bolkestein è una delle condizioni dell’Europa per i soldi del Pnrr. Gli stabilimenti italiani da proteggere dall’arrivo degli stranieri sono stati per anni un cavallo di battaglia della Lega. Fratelli d’Italia si è accodata volentieri. Il nuovo esecutivo avrà il tempo per intervenire su alcuni dettagli ma il principio fissato dall’Unione Europea e dal Consiglio di Stato non potrà essere toccato. Con buona pace delle associazioni.
Anche se, spiega ancora il quotidiano, da Fratelli d’Italia (e anche da Palazzo Chigi) si cerca di togliere enfasi alle suggestioni: «Non c’è alcun avvicinamento tra Draghi e Meloni – dice il senatore Giovanbattista Fazzolari, responsabile del programma del partito –. In un contesto impazzito come questo, il fatto che due persone normali e civili si parlino, le fa sembrare più vicine di quello che sono». Sarà. Intanto nel programma elettorale di FdI fa capolino anche lo stralcio delle cartelle fino a 3 mila euro. Una misura molto simile a uno dei primi provvedimenti del governo Draghi.
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