La storia di Elaha: la 25enne afghana che con un filmato ha denunciato gli abusi di un leader talebano – Il video
Ha paura di essere uccisa, ma «è meglio morire una volta sola che morire ogni volta». Elaha Dilawarzai, afghana di 25 anni, il 30 agosto è uscita allo scoperto sui social. Pubblicando un video in cui, piangendo disperata e mostrando diverse foto, ha accusato Saeed Khosti, ex portavoce del ministero dell’Interno talebano, di averla violentata ripetutamente e poi costretta al matrimonio. Studentessa di medicina all’Università di Kabul e figlia di un alto ufficiale del precedente governo, Elaha ha raccontato di essere stata forzata alle nozze sei mesi fa. All’epoca Khosti era ancora il portavoce del ministero dell’Interno. «Mi picchiava e mi violentava ogni notte. Mi ha costretto a fare delle cose orribili. Mi ha filmato e ha minacciato di pubblicare il video», ha detto tra le lacrime.
Il matrimonio combinato
L’uomo, secondo la denuncia della ragazza, ha poi tentato di dare in moglie sua sorella a un altro ufficiale talebano. Ma, per fortuna, la sua famiglia è riuscita a fuggire. Nel suo appello al mondo, Elaha ha spiegato di essere reclusa in un appartamento di Kabul dopo essere stata arrestata dai talebani mentre cercava di superare il checkpoint di Torkham, al confine con il Pakistan. Portata in prigione, ha dovuto baciare i piedi del suo aguzzino e implorare perdono per aver tentato di fuggire. Il video con l’hashtag #justiceforElaha è stato condiviso migliaia di volte su Facebook, Twitter e sulle chat di WhatsApp. Ha fatto talmente rumore che il talebano sotto accusa è intervenuto sui social per difendersi. «Non ho fatto nulla di illegale», ha scritto su Twitter, confermando di aver sposato Elaha ma negando di averla violentata o maltrattata. E specificando di aver chiesto il divorzio a causa dei «problemi di fede» della moglie che aveva insultato il Corano. E di essere pronto a provare la sua innocenza davanti alla giustizia.
La condanna
Non è noto quale reazione abbia scatenato il video nelle autorità talebane. Mercoledì 31 agosto, un account Twitter, spacciandosi per quello ufficiale della Corte Suprema afghana, ha comunicato che Elaha era stata formalmente arrestata. Sarebbe stata condannata per diffamazione. Ma, sempre su Twitter, gli amici della 25enne e il vero profilo dell’organo giudiziario hanno smentito la notizia. Interpellati dall’Ap, il ministero dell’Interno e la Corte Suprema non hanno voluto commentare. Sul caso di Elaha si espressa ieri, 2 settembre, Human rights watch. «La notizia non è una sorpresa, non è la prima volta che riceviamo denunce di questo tipo. D’altra parte tutte le strutture nate per combattere la violenza contro le ragazze e le donne sono state smantellate dai talebani» quando, nell’agosto del 2021, hanno ripreso il potere nel Paese.
August 30, 2022
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