«Lo ha visto in giro con la sua ex prima di ucciderlo», l’ipotesi sull’omicidio del 20enne nel Foggiano. L’indagato non risponde al pm
Potrebbe essere stato un raptus di gelosia a convincere Mirko Tammaro a uccidere Andrea Gaeta, figlio 20enne del boss della criminalità locale Francesco Gaeta detto “Spaccapalline“. Prima di compiere l’omicidio per il quale si è costituito ieri, la sera di venerdì 2 agosto, Tammaro avrebbe la sua ex fidanzata in compagnia di Gaeta e di altri amici fermi davanti a un bar di Orta Nova, in provincia di Foggia. Dopo poco la comitiva sarebbe salita nell’auto di Gaeta, che Tammaro ha seguito a bordo del proprio mezzo. A qual punto il killer avrebbe lampeggiato al figlio del boss per fargli cenno di fermarsi, per poi scendere e sparare quattro o cinque colpi in direzione dell’addome e del volto della vittima. Presi dal panico gli amici sarebbero fuggiti lasciando il corpo senza vita di Gaeta sul sedile del conducente. In seguito all’omicidio, avvenuto intorno alle 2 di notte, Tammaro è subito fuggito verso l’Abruzzo senza però riuscire a raggiungerlo. Arrivato al casello autostradale di Termoli (CB), infatti, si è costituito dopo numerosi contatti con familiari e inquirenti.
Le accuse
Nonostante si sia costituito spontaneamente, al momento Tammaro si rifiuta di rispondere alle domande degli inquirenti. Il 26enne è stato interrogato dalla pm della procura di Foggia Dominga Petrilli ieri in tarda sera in presenza dell’avvocato difensore Antonello De Cosmo. Tammaro è accusato di omicidio volontario e porto illegale di arma da sparo. Quest’ultima è stata rinvenuta su indicazione dell’imputato che l’aveva gettata durante la fuga, ai lati della strada statale 16 nella campagna di San Ferdinando di Puglia (BAT). Si tratta di una magnum 357. L’udienza per la convalida del fermo è prevista per i prossimi giorni.