L’Isis torna a sfidare il Cremlino, il gruppo jihadista rivendica l’attacco kamikaze all’ambasciata russa a Kabul
L’Isis ha rivendicato l’attacco suicida che oggi, 5 settembre, ha colpito l’ambasciata russa a Kabul, la capitale dell’Afghanistan. Nell’attentato sono rimaste uccise sei persone, tra cui due dipendenti russi e quattro cittadini afghani. Attraverso Telegram, il gruppo jihadista ha diffuso un comunicato: «Un combattente dell’Isis si è fatto esplodere con il suo giubbotto suicida durante un raduno di dipendenti russi», si legge. Diversa la versione delle autorità afghane, che hanno affermato che il kamikaze voleva farsi esplodere tra la folla in fila per ottenere il visto alla sezione consolare dell’ambasciata, «ma è stato individuato e ucciso dalle guardie prima di arrivare al proprio obiettivo. Gli spari hanno comunque causato l’esplosione», ha dichiarato il portavoce della Sicurezza di Kabul, Khalid Zadran. Si tratta del primo episodio che coinvolge una missione straniera da quando i talebani hanno preso il potere nell’agosto dello sorso anno. La scelta di colpire l’ambasciata russa potrebbe non essere casuale, dati i numerosi interventi della Russia in Siria e in Iraq negli anni passati per combattere lo Stato Islamico. Sergej Lavrov, ministro degli Esteri russo, ha detto che sono già state prese misure per aumentare la sicurezza dell’ambasciata.