Non è vero che l’ultimo condono del centrodestra risale agli anni Novanta, Tremonti sbaglia
Il 31 agosto, ospite a L’aria che tira estate su La7, l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti, candidato alle elezioni del 25 settembre con Fratelli d’Italia, ha dichiarato (min. 10:59) che il centrodestra ha fatto l’«ultimo condono» fiscale nel «1995-1996». «Da allora noi non ne abbiamo fatti», ha sottolineato Tremonti. Ricordiamo che con “condono fiscale” si fa riferimento all’opportunità data ai contribuenti di saldare un debito con il fisco, inclusi gli interessi e le more, pagandone solo una parte. Abbiamo verificato e l’ex ministro dimostra di avere la memoria corta.
La versione originale di questo articolo è stata pubblicata il 5 settembre 2022 sul sito di Pagella Politica. Clicca qui per scoprire tutti i fact-checking, divisi per politici e partiti.
Per chi ha fretta:
- Giulio Tremonti afferma che «L’ultimo condono in Italia fu fatto nel 1995-1996. Da allora noi non ne abbiamo fatti».
- È vero, nel periodo indicato da Tremonti fu fatto un condono fiscale, ma i governi di centrodestra – così come quelli di centrosinistra – ne fecero altri negli anni successivi.
- L’ex ministro dell’Economia, candidato con Fratelli d’Italia, sbaglia.
Analisi
Nel 1994 Tremonti era ministro delle Finanze del primo governo guidato da Silvio Berlusconi, carica che ricoprì fino a gennaio 1995, quando Berlusconi fu succeduto dal governo tecnico di Lamberto Dini, suo ministro del Tesoro. All’epoca, nonostante le smentite all’inizio del suo incarico da ministro, Tremonti gettò le basi per un condono fiscale, chiamato “concordato” o “accertamento con adesione”, reintrodotto nel 1994, come spiega un approfondimento della Banca d’Italia, dal primo governo Berlusconi e finalizzato dal governo Dini. In breve, il governo aveva dato la possibilità ai contribuenti non in regola con il fisco di sanare la propria posizione, pagando meno del dovuto.
Gli altri condoni
Questo condono fiscale non fu l’ultimo introdotto da un governo di centrodestra: negli anni successivi ne sono seguiti almeno altri tre. Nel 2001, durante il secondo governo Berlusconi e con Tremonti ministro dell’Economia e delle Finanze, fu approvato il cosiddetto “scudo fiscale”, per permettere ai contribuenti che avevano capitali detenuti illegalmente all’estero di riportarli in Italia, versando al fisco una piccola parte della somma. Un condono simile fu introdotto dal quarto governo Berlusconi, con Tremonti di nuovo ministro dell’Economia e delle Finanze, garantendo l’anonimato nelle operazioni di emersione dei capitali mediate dalle banche. Nel mezzo, durante il 2003, fu approvata una sanatoria fiscale, anche in questo caso pensata per permettere ai contribuenti non in regola con il fisco di sanare, appunto, la loro posizione.
Negli ultimi anni anche i governi di centrosinistra hanno fatto ricorso diverse volte allo strumento dei condoni fiscali, come abbiamo spiegato in fact-checking dedicati ai segretari del Partito democratico Matteo Renzi ed Enrico Letta. Nel 2021, con il decreto “Sostegni”, il governo guidato da Mario Draghi ha approvato il cosiddetto “stralcio” delle cartelle esattoriali fino a 5 mila euro, arrivate tra il 2000 e il 2010. Si tratta dell’annullamento automatico dei debiti con l’erario fino a quella cifra, con alcune eccezioni, per tutti i contribuenti che nel 2019 avevano dichiarato un reddito fino ai 30 mila euro.
Conclusioni
Secondo Giulio Tremonti, ex ministro dell’Economia candidato alle elezioni del 25 settembre con Fratelli d’Italia, «l’ultimo condono in Italia fu fatto nel 1995-1996: da allora noi non ne abbiamo fatti». Abbiamo verificato e le cose non stanno così. È vero, nel periodo indicato da Tremonti fu fatto un condono fiscale, ma i governi di centrodestra ne fecero altri negli anni successivi.