Alessandro, il 13enne che si è tolto la vita e le minacce dei bulli: «Ucciditi», «Buttati giù»
Alessandro, il ragazzo di 13 anni che si è tolto la vita a Gragnano gettandosi dal quarto piano, è stato insultato e minacciato anche in strada. «Non ce la faccio… ricordati di me», avrebbe scritto alla fidanzatina prima di suicidarsi. La procura di Napoli ha aperto un’indagine su sei ragazzi, di cui cinque minorenni, a coordinare l’inchiesta è il procuratore Nunzio Fragliasso. Il fascicolo è affidato alla pm Giuliana Moccia. La Procura dei minori di Napoli diretta da Maria de Luzenberger lavora in sinergia. L’edizione napoletana di Repubblica racconta oggi che «Ucciditi», «Buttati giù» sono le frasi più ricorrenti nelle chat esaminate finora dai carabinieri che lavorano al caso giorno e notte. La maggior parte delle minacce risale a luglio, ma altri messaggi potrebbero stati cancellati. Nelle chat degli amici si rincorrono intanto i messaggi sulle minacce ricevute da Alessandro. Circola anche lo screenshot di un video che ritrarrebbe un’aggressione nei suoi confronti.
«A un gruppetto di amici Ale aveva detto che volevano picchiarlo, ma sembrava stesse scherzando – racconta una conoscente del ragazzo al quotidiano -. È tutto assurdo, sarà terribile non rivederlo. Era sempre sorridente, faceva teatro e amava il basket. Prendeva tutti 7, 8 e 9 a scuola. Ogni tanto veniva in chiesa, a volte usciva con i ragazzi più grandi perché la fidanzata l’anno scorso frequentava la terza media». Il Corriere della Sera invece dice che dietro il suicidio del 13 enne c’è una lite tra ragazzi: una discussione nata per questioni adolescenziali. Intanto sul corpo del ragazzo verrà effettuata l’autopsia. Mentre riguardo i 6 sotto la lente della procura, quelli ancora minorenni hanno comunque compiuto 14 anni. E quindi sono imputabili. Sarebbero tutti estranei all’ambiente scolastico del ragazzo.
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