«I bulli non c’entrano, sei un coniglio»: la frase choc dell’ufficiale dei carabinieri sul 13enne morto a Gragnano
«Se allevi conigli non puoi pretendere leoni». Così Antonino Briguglio, il coordinatore delle attività sportive della Scuola Ufficiali dei Carabinieri, ha commentato la tragedia dei giorni scorsi a Gragnano, dove un ragazzino di 13 anni è morto dopo essere precipitato dal quarto piano. Il ragazzo aveva ricevuto messaggi di insulti da sei persone, 5 minorenni e un maggiorenne. «Ti devi ammazzare, buttati giù», si legge nei messaggi inviati ad Alessandro. La prima ipotesi era quella di una caduta accidentale, ma l’addio scritto alla fidanzata poco prima dell’accaduto fa propendere per il gesto volontario.
Secondo Briguglio, la colpa dell’accaduto non è da attribuire a chi ha preso di mira Alessandro, bensì ai suoi genitori, «che non hanno saputo far crescere adeguatamente quel ragazzino». Briguglio, nel post su LinkedIn, aggiunge: «Il problema con un bullo si risolve – da sempre – dimostrandogli che non hai paura di lui». Per l’ufficiale, quelli degli psicoterapeuti sono «sproloqui». Parole che, come viene fatto notare da Matteo Flora in questo video, vengono pronunciate da un educatore i cui insegnamenti influenzano le idee di numerosi membri delle forze dell’ordine «deputati dallo Stato a garantire la sicurezza» dei cittadini. L’arma, contattata da Fanpage, ha preso le distanze dalle parole di Briguglio definendoli «commenti personali» che non riflettono la visione dei carabinieri. Nei confronti dell’uomo è stato avviato un procedimento disciplinare interno.
La ricostruzione della vicenda
Alessandro è precipitato dalla finestra del suo appartamento al quarto piano di un palazzo di Gragnano, in provincia di Napoli, lo scorso primo settembre. Le primissime ricostruzioni inquadravano la vicenda come un tragico incidente. Alessandro sarebbe caduto cercando di sistemare il cavo della televisione. Tuttavia, man mano che gli inquirenti indagavano sono emersi sempre più dettagli che hanno aperto la strada all’ipotesi del suicidio. Emblematico il «non ce la faccio… ricordati di me» risalente a poco prima della morte che Alessandro aveva inviato alla fidanzata dopo aver subito numerose minacce sia dal vivo che per telefono.
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