Alice Scagni, la famiglia presenta un esposto contro la polizia: «Morta per un mancato intervento»
Il mancato intervento da parte delle forze dell’ordine, a cui più volte la famiglia Scagni si è rivolta per fermare il figlio 43enne Alberto, che la sera del 1° maggio ha ucciso la sorella Alice con 19 coltellate, avrebbe secondo i genitori di Alberto e Alice un ruolo nella morte della figlia. Per questo oggi, 6 settembre, la famiglia ha presentato un esposto alla procura della Repubblica: l’omissione delle autorità si inquadrerebbe nell’articolo 586 del Codice penale, che tratta della morte come conseguenza non voluta dell’omissione dolosa. Fin dai primi giorni successivi all’omicidio di Alice di fronte al marito e al figlio di un anno, i genitori hanno cercato di denunciare la negligenza della polizia ma anche dei servizi sociali, a cui si erano inizialmente rivolti per segnalare la situazione di depressione psicologica del figlio. La procura ha già confermato l’apertura di un fascicolo parallelo a quello dell’omicidio per indagare sul comportamento delle forze dell’ordine e dei servizi sociali.
La sottovalutazione della pericolosità di Alberto sarebbe evidente, per i genitori, proprio nel giorno in cui poi il 43enne si era recato sotto casa della sorella, a Genova, per accoltellarla. Nella mattinata, il padre aveva telefonato al 112, facendo presente le minacce proferite da Alberto che, in una chiamata registrata e subito consegnata alla polizia, prometteva di uccidere Alice e il marito se non avesse ricevuto dei soldi. La situazione non era stata considerata grave e i genitori avevano tentato una nuova segnalazione verso l’ora di pranzo. La risposta dall’altro lato era stata: «Signo’, non famola tragica», accompagnata dal rifiuto di sorvegliare la loro casa e quella del figlia, a causa della mancanza di volanti. Quel giorno, alle 22.00, Alberto aveva ucciso Alice.
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