No! Questo studio non conferma l’efficacia dell’ivermectina contro la Covid-19
I sostenitori dell’ivermectina come farmaco contro la Covid-19 hanno diffuso l’ennesimo studio che confermerebbe la loro teoria. Una pubblicazione per la quale vengono omesse diverse criticità, puntando sostanzialmente al titolo nel quale si sostiene un’efficacia elevata del farmaco contro la malattia. Non si tratta, infine, di uno studio nuovo e innovativo: risulta essere un “riciclato” di un altro pubblicato dagli stessi autori nella stessa rivista, rielaborando i dati in modo tale da avere un risultato più eclatante e appetibile al loro pubblico.
Per chi ha fretta
- Si tratta di uno studio osservazionale, e non di uno studio clinico randomizzato a doppio cieco “gold standard” per confermare o meno l’efficacia di un farmaco.
- Lo studio è un “riciclo” di uno precedentemente pubblicato nella tessa rivista dagli stessi autori.
- Gli autori hanno più volte nascosto i loro conflitti di interesse (vengono pagati dalle aziende produttrici e da associazioni che sostengono l’uso dell’ivermectina).
- Lo studio si basa sui dati raccolti in un Comune brasiliano dove veniva fornita gratuitamente l’ivermectina. Lo stesso Comune ha ammesso che i cittadini non venivano monitorati.
- Tra le criticità sollevate troviamo il periodo scelto, quando erano in vigore le restrizioni (mai allentate) e non quelli successivi. Uno degli autori è stato pizzicato a fornire i dati ufficiali in maniera ingannevole.
- La peer-review della rivista è molto particolare ed estremamente veloce, come spiegato dagli stessi fondatori che “sperano in una seconda review” dopo la pubblicazione attraverso i commenti ricevuti.
Analisi
Ecco uno dei post social che sostengono lo studio sull’ivermectina:
Ops. Ma tu guarda… Ridevano dell’Ivermectina perculando chi la chiedeva per curarsi… “Non siete cavalli”, dicevano… Ora salta fuori che riduce il 92% dei decessi da Covid se utilizzata a dovere… Vatti a fidare della scienzah… #IoNonDimentico
A pubblicizzare lo studio è stata anche l’europarlamentare Francesca Donato con un tweet del 3 settembre 2022, ripreso a sua volta da diversi utenti Facebook (qui, qui e qui) e dal blog di Maurizio Blondet (qui):
Pubblicato un nuovo studio che dimostra la straordinaria efficacia dell’Ivermectina nel prevenire l’infezione e la forma grave del Sars-cov2. E anche su questo il protocollo di Speranza era ed è sbagliato.
Non è uno studio nuovo
Si tratta di uno studio osservazionale pubblicato sulla rivista Cureus, a firma di diversi autori noti nel mondo dei sostenitori dell’ivermectina, intitolato «Regular Use of Ivermectin as Prophylaxis for COVID-19 Led Up to a 92% Reduction in COVID-19 Mortality Rate in a Dose-Response Manner: Results of a Prospective Observational Study of a Strictly Controlled Population of 88,012 Subjects». La pubblicazione non è affatto nuova.
Lo studio considera l’uso dell’ivermectina nei residenti della cittadina brasiliana di Itajai tra il 7 luglio e il 20 dicembre 2020. Il 15 gennaio 2022 venne pubblicato nella stessa rivista, e dagli stessi autori, uno “studio osservazionale” che teneva in considerazione l’uso dell’ivermectina nella stessa città e nello stesso periodo! Insomma, si tratta di una sorta di riciclo di uno studio precedente dove sono stati esclusi volutamente dei partecipanti, cambiando il presunto risultato. La prima pubblicazione venne già trattata dai colleghi di Politifact e dall’epidemiologo Gideon Meyerowitz-Katz.
Il confronto tra i due studi
Intitolato «Ivermectin Prophylaxis Used for COVID-19: A Citywide, Prospective, Observational Study of 223,128 Subjects Using Propensity Score Matching», lo studio parla di 223.128 soggetti, ma in realtà quello è solo il numero dei cittadini residenti totali della cittadina brasiliana di Itajai. Leggendolo, si scopre che il totale dei soggetti inclusi nell’analisi erano 159.561, dei quali 113.845 usavano l’ivermectina. Questi numeri combaciano (con una differenza di 1 soggetto) nella seconda e più recente pubblicazione del 2022.
Nella seconda pubblicazione hanno escluso 71.548 soggetti utilizzatori di ivermectina. Nella prima pubblicazione sostenevano una riduzione delle ospedalizzazioni del 67%, con l’esclusione dei soggetti e considerandone 8.325 parlano del 100%. I 8.325 sono quelli che avrebbero fatto uso regolare di ivermectina con un dosaggio superiore a 180 mg (più di 30 compresse). Il confronto è stato fatto con i restanti 33.971 con uso irregolare e fino a 60 mg (10 compresse). Gli esclusi usavano dosi intermedie tra 60 e 180 mg. Queste le principali differenze, ma c’è ancora una e che non viene ancora evidenziata dalla rivista.
I conflitti di interesse non dichiarati
Ciò che non viene riportato nel secondo studio dell’agosto 2022 è una correzione pubblicata a seguito del primo, utile a informare i lettori dei conflitti di interessi non dichiarati dagli autori.
Tre sono i principali e più noti autori dello studio che non hanno dichiarato i loro conflitti di interesse. Lucy Kerr risulta consulente retribuita da due realtà: un’azienda che produce ivermectina (Vitamedic) e da un’organizzazione che promuove il suo uso per il trattamento della Covid-19 (Médicos Pela Vida). Pierre Kory è legato alla Front Line COVID-19 Critical Care Alliance (FLCCC) che promuove l’uso dell’ivermectina nei pazienti Covid-19. Lo stesso Kory ha riferito di aver ricevuto pagamenti dalla stessa. L’endocrinologo Flávio Cadegiani aveva ricevuto denaro come consulente dalla società produttrice Vitamedic (lui sostiene di averlo poi “devoluto” la somma nella ricerca) ed fa parte della FLCCC con Kory.
Non è un “gold standard”
Entrambi gli studi sono di tipo osservazionale, dunque non parliamo di uno studio clinico randomizzato a doppio cieco. Quest’ultimo, a differenza del primo, è un “gold standard” utile a confermare o meno l’efficacia di un farmaco. A spiegarlo è Alexandre Naime Barbosa, medico di malattie infettive e docente presso la Facoltà di Medicina di Botucatu, Universidade Estadual Paulista (Unesp), interpellato dai colleghi brasiliani di Estadão Verifica.
I residenti non venivano monitorati
Ciò che evidenziano i colleghi brasiliani è che tale studio non tiene conto di diverse variabili, una di queste non di poco conto: il Comune di Itajai non aveva affatto monitorato i residenti a cui aveva fornito gratuitamente l’ivermectina, mentre si conoscono le dosi consegnate. Lo stesso Comune aveva pubblicato un comunicato, datato 21 gennaio 2021 nel quale chiariva che i cittadini avevano nel tempo smesso di somministrarsi l’ivermectina.
Il dati sbagliati e il periodo scelto dagli autori
Non è la prima volta che Kory usa i dati della cittadina di Itajai, come spiegato in un’analisi del 2021 (dal titolo abbastanza chiaro “Inaccurate Real-World Data Does Not Provide Real-World Answers”) riguardo una sua precedente pubblicazione. Gli autori dell’analisi riscontravano le varie informazioni fuorvianti fornite da Kory, ritenendo di una notevole discrepanza dai dati ufficiali. Inoltre, mostrano come la diffusione e la mortalità fosse rimasta alta nonostante l’uso dell’ivermectina.
Si contesta il fatto che i dati presi da Kory non confermino dei meriti all’ivermectina, in quanto il periodo temporale utilizzato coincideva con l’alta raccomandazione delle altre misure preventive (mascherina, distanziamento, isolamento, igiene e via dicendo). Lo stesso Comune di Itajai, nel comunicato datato 21 gennaio 2021, affermava che le misure di contenimento raccomandate dall’OMS non erano state affatto allentate.
La peer-review “insolitamente veloce” della rivista
Quando ci troviamo di fronte a questo genere di “studi”, bisogna tenere conto della rivista dove vengono pubblicate. In questo caso, ,a rivista Cureus ha un metodo molto particolare riguardo la peer-review, permettendo a persone come Kory di pubblicare nuovamente lo stesso studio senza citare, nuovamente, i conflitti di interesse.
Retraction Watch, portale di giornalisti scientifici che riportano le ritrattazioni di articoli scientifici, afferma che il processo di peer-review è “insolitamente veloce”. Lo confermano i fondatori della rivista, spiegando a Retraction Watch la filosofia della rivista: pubblicare a seguito di una review iniziale “super veloce” per poi effettuarne una successiva che tenga conto dei commenti ricevuti.
Il caso Flávio Cadegiani
Uno dei firmatari, l’endocrinologo Flávio Cadegiani, risulta ampiamente contestato in Brasile per una ricerca ritenuta irregolare sull’uso della proxalutamide contro la Covid, per la quale viene accusato addirittura di “crimine contro l’umanità”. Il suo studio sul medicinale, secondo quanto affermato nel 2021, potrebbe aver portato alla morte di 200 persone. Nel giugno del 2022, lo studio dell’endocrinologo Flávio Cadegiani è stato ritrattato.
Conclusioni
Si tratta dello stesso, identico studio osservazionale pubblicato nella stessa rivista a inizio 2022. Entrambi mantengono le stesse criticità, ma in quest’ultimo vengono esclusi alcuni utilizzatori del farmaco per convenienza. Non si tratta affatto di uno studio valido per confermare l’efficacia dell’ivermectina, realizzato dalle stesse persone che con quest’ultimo hanno degli evidenti conflitti di interesse che tendono a non voler dichiarare.
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