Elezioni, Conte replica a Letta: «Noi amici di Trump? Goffi tentativi di screditarci» – Il video
«La voglia di screditare il Movimento a volte dà alla testa. L’obiettivo di questa macchina di fango è dire a chi crede in valori progressisti, attenzione guardate che Conte è amico di Trump, non votate il M5s. Quando tutti sanno che per i valori, le idee, e per le politiche del Movimento c’è una differenza notevole fra noi e le politiche perseguite da Trump». Queste le parole del leader del M5s, Giuseppe Conte, in un video pubblicato su Facebook nel pomeriggio di oggi, 6 settembre. La provocazione è rivolta in particolare all’ex alleato Partito Democratico e al suo segretario Enrico Letta, che si starebbero servendo anche del sostegno mostrato dall’ex presidente Usa Donald Trump per screditare il Movimento, non riuscendoci. «Alcuni esponenti del Pd, compreso Letta, che non sembrano proprio tanto sereni in questo scorcio di campagna elettorale, si sono fiondati su questa notizia. Ne vorrebbero approfittare per dimostrare che l’agenda del Movimento non è progressista. Mi permetto un suggerimento, caro Enrico – ha aggiunto l’ex premier -: i cittadini, la tua stessa comunità politica, sanno chi sono, non sono così sprovveduti, allora smettetela con queste balle mal congegnate. Smettetela soprattutto con l’arroganza di distribuire patenti di legittimità di ogni tipo, a destra e a manca».
Già questa mattina, intervistato a Corriere.tv, il leader dei pentastellati si era espresso contro il segretario dem, che ha esortato gli elettori a non votare né il Movimento 5 Stelle né Calenda perché così facendo avrebbero portato il centrodestra a raggiungere il 70 per cento. «Cari cittadini non cadete nella mistificazione opportunistica di chi dice che il voto utile sia solo il voto utile solo a se stesso, trovo tanta arroganza in questa posizione. Noi non lavoreremo mai con la Meloni, abbiamo un’agenda progressista», ha detto. Poi ha aggiunto: «Andiamo orgogliosamente da soli, ma è stata anche una decisione di Letta, che ha pensato che avrebbe costruito un grande rassemblement, o piuttosto un mero cartello elettorale, e ritenendo che noi non fossimo funzionali o peggio dandoci per spacciati, voleva prendere i nostri voti, ma ha fatto un grave errore politico».
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