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Sorpasso FdI al Nord e sondaggi: così Salvini rischia il posto se la Lega va sotto il 12%

06 Settembre 2022 - 05:38 Alessandro D’Amato
sondaggi fdi nega regioni nord veneto lombardia piemonte
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La soglia psicologica. La probabile sconfitta nelle regioni a guida leghista. Il rischio di diventare partner di minoranza nel governo Meloni. Tutti i problemi del Capitano

La soglia è fissata. Mentre nei sondaggi la Lega vede avvicinarsi sempre di più il Movimento 5 Stelle e le rilevazioni attribuiscono al Carroccio percentuali che vanno dal 13 al 14%, nel partito c’è sempre più le elezioni del 25 settembre possano costituire uno spartiacque. Per tutti. Anche per il segretario Matteo Salvini. Il dato-boom delle elezioni europee (34%) è lontanissimo. Ma per una volta i voti non si contano soltanto: si pesano. E più che quello nazionale, a preoccupare il Carroccio è quello delle regioni del Nord: Fratelli d’Italia è in vantaggio sulla Lega in Lombardia, Piemonte e Veneto. Ovvero proprio quelle governate (anche da anni). Ecco perché il magic number è stato fissato al 12%. Se il Carroccio arriverà sotto questa soglia Salvini rischia il posto.

Dieci punti per un disastro

Repubblica spiega oggi che c’è una soglia psicologica oltre la quale il leader non può andare. È quella del 10,4%, ovvero il miglior risultato ottenuto dal Carroccio a guida Bossi nelle elezioni politiche. Successe nel 1996, quando la Lega correva da sola dopo aver fatto cadere il primo governo Berlusconi sulle pensioni. Ma quel numero di voti era ottenuto in massima parte con quelli che provenivano da quattro regioni del Nord. Salvini ha varato il suo progetto nazionale cambiando alle radici la sua Lega. Anche per cercare voti in tutta Italia. Ecco perché se dopo un lungo peregrinare si tornasse più o meno al punto di partenza il leader rischierebbe il posto. Perché guardando troppo al Sud ha fatto perdere consensi al Nord. E perché guardando troppo a est rischia l’isolamento.

Poi c’è il problema di FdI. Nei giorni scorsi il divario tra i due partiti si è ampliato. E se dovesse superare i dieci punti percentuali anche alle urne oltre che nei sondaggi la vittoria di Meloni su Salvini sarebbe talmente netta che difficilmente il Carroccio potrebbe avanzare tante richieste per i ministeri-chiave del futuro governo a guida Giorgia. D’altro canto, mentre ieri Salvini era con Luca Zaia a Treviso per la campagna elettorale, si sentiva forte il grido dell’imprenditoria locale. All’indomani della caduta di Draghi Enrico Carraro, presidente regionale di Confindustria, era stato chiarissimo: «La Lega ci ha traditi, ce ne ricorderemo alle urne». Oggi guardano a Meloni, a Calenda, persino a Forza Italia. E al Capitano voltano le spalle «perché ha dimenticato l’autonomia del Nord».

Un Carroccio (non) per tutte le stagioni

La Stampa racconta anche che ieri a Treviso si è presentato un gruppo di No vax per contestare Salvini. «Mona mi che te go creduo e anca vota’», era il senso della contestazione. A torto o a ragione, quel bacino di voti guardava con speranza a Salvini all’epoca della pandemia. Perché il leader contestava restrizioni e Green pass. Così come la lotta all’euro, quell’argomento è lentamente ma progressivamente scomparso dalle proposte della Lega. E la conseguente rabbia degli (ex?) elettori dimostra che è difficile avere un Carroccio per tutte le stagioni.

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