Indagato il guru dell’idrossiclorochina Didier Raoult: “gravi violazioni” durante le sue ricerche contro la Covid-19
Mentre i sostenitori delle “terapie alternative” a base di idrossiclorochina e ivermectina sfruttano la review firmata dai ricercatori dell’Istituto Mario Negri, nel tentativo di rifarsi un’immagine di fronte al pubblico italiano, l’infettivologo Didier Raoult (principale sostenitore del farmaco antimalarico contro la Covid-19) dovrà affrontare una nuova inchiesta giudiziaria nei suoi confronti dopo quella della Procura di Marsiglia, nella quale viene accusato di aver falsificato i suoi studi. Dal corposo rapporto dell’Inspection générale des affaires sociales (IGAS) pubblicato il 5 settembre, emergerebbero gravi violazioni in ambito sanitario e della ricerca scientifica ai sensi dell’articolo 40 del codice di procedura penale. L’attuale direttore dell’istituto IHU Méditerranée Infection, diretto fino a fine agosto da Didier Raoult, ha deciso di sospendere tutti gli studi clinici in corso.
Una situazione che ribalta quella di Elisabeth Bik, la microbiologa olandese esperta nello scovare le frodi scientifiche, che nel 2021 dovette affrontare l’ira dell’infettivologo e dei suoi accesi sostenitori, subendo molestie e ricatti, dopo aver denunciato le frodi contenute nei suoi studi sull’idrossiclorochina. Sempre nel 2021, alla Dott.ssa Bik era stato assegnato il John Maddox Prize, un prestigioso riconoscimento rilasciato dalla rivista Nature per aver difeso la scienza con coraggio e onestà nonostante le avversità. È stata proprio lei a denunciare, prove alla mano, i problemi etici, procedurali e metodologici degli studi dell’infettivologo francese sull’idrossiclorochina durante la sua direzione dell’IHU Méditerranée Infection.
Come evidenziato da Enrico Bucci, adjunct professor alla Temple University ed esperto nel revisionare di studi scientifici, le attività del “guru” dell’idrossiclorochina risultano talmente eccessive da risultare coautore di oltre 2.300 pubblicazioni ottenendo un H-Index “stellare” che risulta ingannevole. Effettuando un semplice calcolo, considerando le giornate lavorative tra il 1995 e il 2020, avrebbe pubblicato a sua firma 1.836 articoli con una media di circa uno ogni tre/quattro giorni. Come spiegato dal New York Times, il tasso di pubblicazione raggiunto dall’infettivologo deriva dal fatto che tendeva a inserire il suo nome in quasi tutte le pubblicazioni realizzate dall’istituto che dirigeva.
Dal 2020 ad oggi, e nonostante un’intero istituto di ricerca e finanziamenti, l’infettivologo Didier Raoult non è riuscito a pubblicare uno studio serio e credibile che dimostrasse l’efficacia dell’idrossiclorochina nei pazienti Covid-19. Ad oggi, numerosi avvocati e medici in giro per il mondo continuano a sostenere l’uso del medicinale insieme a l’ivermectina contro la malattia, senza alcun supporto scientifico se non quelli autoprodotti e utili a sostenere la loro narrazione.
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