La sentenza: Facebook può cancellare i post e sospendere i No vax se veicolano disinformazione sanitaria
Il tribunale di Varese con l’ordinanza 1181 ha deciso che i social network, tra cui Facebook, possono sospendere gli account e rimuovere i contenuti che veicolano disinformazione in materia sanitaria. Il caso, raccontato oggi da Il Sole 24 Ore, parte da una donna che aveva condiviso sul proprio profilo il video di una parlamentare che definiva i vaccini contro Covid-19 come iniezioni letali. L’utente aveva incoraggiato gli amici a rifiutare l’immunizzazione nel gruppo che amministrava. Il social network ha rimosso il post e sospeso l’account per 30 giorni. Secondo Facebook i contenuti violavano le condizioni contrattuali (accettate dall’utente al momento della registrazione), che, tra l’altro, vietano la pubblicazione di contenuti dannosi e informazioni false sul Covid-19, perché pericolosi per la salute pubblica. La donna aveva fatto appello accusando Meta di aver inserito clausole vessatorie nel contratto. Il giudice le ha dato torto perché le condizioni contrattuali sono ricondotte nell’alveo dell’ordinaria regolamentazione. Mentre le limitazioni alla libertà di espressione incontrano limiti, tra cui quello del diritto alla salute degli altri iscritti.
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