La strategia di Calenda: essere l’ago della bilancia del prossimo parlamento per fermare Meloni e lasciare Draghi a Palazzo Chigi
«Non state a pensare ai sondaggi! Ma non l’avete capito che tutti i dati che ci riguardano sono sempre sottodimensionati perché la gente che ci vota, a cominciare dai professionisti, non ha tempo di rispondere al telefono a uno che fa le rilevazioni?». Carlo Calenda ha una spiegazione interessante per le rilevazioni sul Terzo Polo con Renzi. Ma soprattutto: la sua strategia prevede di diventare l’ago della bilancia del prossimo parlamento. Il Corriere della Sera racconta oggi in un retroscena a firma di Tommaso Labbate che il leader di Azione è molto ottimista sui risultati delle elezioni del 25 settembre: «Allora ragazzi, perché le cose vadano come vogliamo noi non è necessario arrivare al risultato che conto di raggiungere io. Perché il sottoscritto è convinto che noi possiamo arrivare fino a un certo punto, a superare cifre che neanche gli ottimisti ci attribuiscono. Mentre per i nostri obiettivi, non ci crederete, basterebbe anche meno…».
Il baricentro
Quali obiettivi? «Con un risultato compreso tra il 10 e il 12 percento, posso garantirvi che invece di Giorgia Meloni, come pensano tutti, a Palazzo Chigi ci ritroviamo ancora Mario Draghi. Ci basta ottenere quella cifra per riuscire a centrare l’obiettivo di lasciare al governo l’inquilino che c’è adesso…». Come Craxi negli Anni Ottanta, l’ex ministro dello Sviluppo ritiene che sarà decisivo nel prossimo parlamento: «L’unica cosa che non mi torna di questo schema è proprio la formula “ago della bilancia”. Noi non dobbiamo essere l’ago della bilancia di nulla, perché queste parole rimandano alla vecchia politica dei due forni. Noi, semmai, saremo il baricentro. Perché abbiamo in testa un’idea chiara e un modo per realizzarla». Ma questo obiettivo si realizzerà soltanto ad una condizione: «Noi abbiamo già preso un pezzo di voto del Partito democratico, che s’è spostato verso Azione-Italia Viva. Dobbiamo continuare a prenderci i voti dei berlusconiani delusi. Perché continuare a erodere quel consenso vuol dire tenere il centrodestra lontano dal cinquanta per cento».