Arrivano le Pussy Riot: a Milano l’unica data italiana del gruppo punk rock russo femminista e anti-Putin
Le abbiamo conosciute nel 2011, quando hanno iniziato a esibirsi in perfomance non autorizzate di guerriglia punk rock, trasformate poi in video musicali diffusi sulla rete. Le Pussy Riot, gruppo musicale russo femminista e politicamente impegnato, soprattutto nel contestare Vladimir Putin, sono ora note in tutto il mondo. Soprattutto dopo la celebre esibizione di protesta nella Cattedrale del San Salvatore di Mosca in cui, con la canzone Maria Vergine, liberaci da Putin denunciarono la subalternità e la complicità della chiesa ortodossa al potere. In quell’occasione, nel febbraio 2012, furono arrestate per blasfemia e condannate a due anni nella colonia penale in Siberia. Liberate alla fine del 2013, tra di loro Maria ‘Masha’ Alyokhina (autrice e attrice), Diana ‘Kot’ Burkot (cantante, attrice, batterista) e Taso Pletner (sassofonista), hanno subito ripreso con i loro spettacoli, video e testi musicali, combattendo ogni volta contestazioni, minacce e ulteriori arresti.
Ora il collettivo russo farà tappa a Milano (alle ore 22 di domenica 11 settembre al Teatro degli Arcimboldi) per l’unica data italiana dei Riot Days, una combinazione innovativa di musica dal vivo, teatro e video nata nel dicembre 2016 e basata sull’omonimo libro di Maria Alyokhina, che racconta la sua storia personale come membro delle Pussy Riot tra azioni nella piazza Rossa e nella Cattedrale, arresto, tribunale e prigione. E che sensibilizza su temi importanti: fluidità di genere, inclusività, matriarcato, amore, decentramento, anarchia ed etica punk. Ma anche sull’aggressione dell’Ucraina, a cui le Pussy Riot vogliono mostrare tutto il loro sostegno. Il contenuto del concerto, però, non è così scontato: lo spettacolo cambia frequentemente, con sempre nuovi episodi e nuovi brani musicali. Ad alcuni media italiani hanno anticipato che «si tratta di un manifesto punk che ripercorre la nostra storia attraverso musica, danza, canzoni, parole. E materiali video delle nostre azioni politiche, movimenti del corpo… Non è uno spettacolo teatrale classicamente inteso…».
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