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Il racconto della mamma del disabile precipitato dalla finestra a Roma: «Così i poliziotti lo hanno pestato e buttato giù»

12 Settembre 2022 - 22:23 Redazione
omicidio caffetteria milano
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La procura di Roma ha aperto un’indagine per tentato omicidio, mentre il deputato Riccardo Magi ha presentato un'interrogazione parlamentare alla ministra Lamorgese

«Adesso abbiamo paura anche ad andare all’ospedale a trovare nostro figlio. Era incensurato, non ha mai fatto del male a nessuno. Hasib amava la vita, non si sarebbe mai buttato da solo dalla finestra: vogliamo sapere cosa è successo». Sono le parole di Fatima Omerovich, madre di Hasib Omerovic, il 36enne disabile finito in coma dopo essere precipitato dalla finestra della sua casa in zona Primavalle, nella periferia Nord di Roma, in seguito a una perquisizione dalla polizia, avvenuta lo scorso 21 luglio. Nel corso dell’intervista a Repubblica la madre di Hasib racconta quanto accaduto quel giorno: lei, il marito e la figlia Erika erano usciti di casa per portare l’auto dal meccanico. Il 36enne, invece, era rimasto nell’abitazione per badare alla sorella, la 32enne Sonita, affetta da problemi di natura psicologica. «Alle 13.15 ci ha chiamati la vicina di casa – prosegue la madre del 36enne – e ci ha detto di correre perché Hasib aveva avuto un problema. Poi ci ha passato gli agenti, loro ci hanno detto che Hasib era caduto ed era stato portato in ospedale con un braccio rotto».

La testimonianza della sorella Sonita

Una volta tornati a casa, però, la situazione si è subito rivelata ben più grave. Gli agenti in borghese che presidiavano l’ingresso del palazzo «hanno detto che erano entrati in casa per controllare i documenti di Hasib, che la porta della sua camera era già aperta e che lui si era buttato, ma Hasib non ha mai tentato gesti del genere in vita sua», racconta ancora la signora Omerovich. Ma i fatti, secondo quanto raccontato dalla figlia Sonita, sono andati in un altro modo: «Mi ha detto che mio figlio era stato picchiato, preso a calci, pugni, a bastonate e che poi i poliziotti l’avevano preso per i piedi e lanciato dalla finestra. Mi ha fatto vedere il manico della scopa spezzato e con cui ha visto che l’hanno percosso. La porta della camera da letto era sfondata, il termosifone divelto dal muro». Secondo quanto raccontato da Sonita quattro agenti in borghese si sono presentati alla porta di casa, e Hasib li avrebbe fatti entrare. Tre agenti si sarebbero diretti in camera con Hasib, mentre una poliziotta sarebbe rimasta in salotto assieme a Sonita, tenendola sotto stretto controllo.

«Hanno pestato Hasib: lo hanno preso a calci, pugni, bastonate e l’hanno buttato giù dalla finestra»

E la 32enne ha raccontato di aver sentito delle urla provenienti dalla camera e, seguendo la poliziotta, avrebbe visto «i tre che pestavano Hasib: lui era in terra e loro lo prendevano a calci, pugni, a bastonate con manico di scopa, poi ha visto che l’hanno preso per i piedi e l’hanno buttato giù dalla finestra». E la sorella Erika ha poi aggiunto: «Lo hanno portato al Gemelli, gli hanno fatto giù due interventi di chirurgia maxillo facciale. È vivo per miracolo. Ha avuto una emorragia interna ed è politraumatizzato». Hasib, secondo quanto riferito dai medici del Gemelli, era però in coma. Dopo che gli operatori sanitari del Gemelli hanno riconsegnato vestiti ed effetti personali di Hasib, la famiglia si è accorta che non erano quelli che il giovane indossava quel giorno. «Lui indossava dei pantaloni i lunghi di una tuta arrotolati fino alle ginocchia e delle scarpe nere – racconta la sorella Erika -. Loro ci hanno dato dei pantaloncini corti marroni e delle scarpe nere ma con la striscia bianca. Sono abiti diversi, sporchi anche quelli».

Le indagini

Secondo quanto raccontato dalla famiglia, gli agenti del commissariato di Primavalle si sarebbero rifiutati di riceverli in ufficio per capire il perché della perquisizione, mentre due agenti incrociati nel cortile avrebbero detto alla famiglia che l’intervento era stato effettuato «perché c’erano state delle segnalazioni e volevano fare delle verifiche – spiega la madre -. Ho chiesto loro se avessero un mandato di perquisizione o delle denunce, mi hanno risposto espressamente di no, senza spiegare null’altro». E la famiglia Omerovich non si arrende: «Adesso vogliamo sapere la verità, vogliamo giustizia per nostro figlio». Quest’oggi, il deputato di +Europa Riccardo Magi ha presentato un’interrogazione parlamentare alla ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, mentre i pm di Roma hanno aperto un’inchiesta per tentato omicidio, secondo quanto riferisce il difensore, dopo la denuncia presentata il 10 agosto scorso dai familiari di Omerovic.

Foto in copertina d’archivio

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