Nuova Zelanda, la premier Ardern sull’indipendenza dalla monarchia britannica: «Succederà prima che io muoia»
La Nuova Zelanda non adotterà alcuna misura, almeno nel breve termine, per diventare una repubblica in seguito alla morte della regina Elisabetta II. Ma, prima o poi, lo diventerà. Lo ha detto lunedì 12 settembre la prima ministra Jacinda Ardern rispondendo ai giornalisti che le hanno chiesto se il cambiamento del monarca britannico avrebbe stimolato discorsi sul repubblicanesimo nel Paese. Ardern, che si è più volte espressa a favore di uno stato repubblicano per l’ex colonia britannica, ha detto che l’abbandono della monarchia da parte della Nuova Zelanda è inevitabile, e succederà «nel corso della mia vita», ma che non è un’attuale priorità del suo governo. «Non la vedo come una misura a breve termine o qualcosa che sarà all’ordine del giorno prossimamente», ha affermato, dicendo di non vedere nemmeno nei cittadini l’esigenza di affrontare la questione. «Non ne ho mai sentito l’urgenza. Ci sono così tante sfide che dobbiamo affrontare. Questo è un dibattito ampio e significativo e non penso che dovrebbe verificarsi o si verificherà così velocemente». Anche lo scorso maggio, la prima ministra aveva rilasciato una dichiarazione simile: «Sono stata molto chiara sul fatto che, nonostante sia una repubblicana, non credo che nel “qui-e-ora” del mio mandato questo sia un tema che i neozelandesi sentono in maniera particolare».
I movimenti indipendentisti nel Commonwealth
La Nuova Zelanda fa parte del Commonwealth, ossia l’organizzazione intergovernativa che riunisce i 15 “regni”, incluso il Regno Unito, che considerano il monarca britannico il loro capo di Stato, nonostante in molti casi il ruolo sia in gran parte cerimoniale. Sono parte del Commonwealth anche l’Australia, il Canada e molti dei Paesi caraibici, oltre ad altri tre piccoli Stati del Pacifico: le Isole Solomone, Tuvalu e la Papua Nuova Guinea. In tutto il mondo, ci si è chiesti se la morte della regina Elisabetta II avrebbe riacceso in alcuni Paesi l’impulso indipendentista, considerando anche il fatto che Carlo III è tenuto meno in considerazione. Ma questo, appunto, non sembra essere il caso della Nuova Zelanda, nonostante il movimento repubblicano del Paese spinga da tempo sulla questione. Sulla stessa linea d’onda anche la vicina Australia, dove il primo ministro Anthony Albanese, che in precedenza ha espresso il suo sostegno alla repubblica, ha detto che il suo governo laburista non ha in programma di indire un referendum. Al contrario, il governo di Antigua e Barbuda, nei Caraibi, ha annunciato che terrà un referendum per diventare una repubblica nei prossimi tre anni.
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