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I quattro poliziotti indagati per il disabile caduto dalla finestra a Primavalle

15 Settembre 2022 - 07:49 Alessandro D’Amato
hasib omerovic disabile precipitato primavalle
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Il caso di Hasib Omerovic: le accuse sono concorso in tentato omicidio e falso ideologico

Quattro poliziotti del commissariato di Primavalle sono stati iscritti nel registro degli indagati per il caso Hasib Omerovic. E altri quattro rischiano di finirci a breve. Per la vicenda del disabile caduto dalla finestra durante la perquisizione i reati contestati ai quattro sono tentato omicidio in concorso e falso. L’inchiesta del pubblico ministero Stefano Luciani dovrà chiarire cosa è successo nell’appartamento di via Gerolamo Aleandro. La madre e la sorella di Omerovic sostengono che Hasib sia stato buttato di sotto. È certo che gli intervenuti non avevano un mandato di perquisizione. E l’intervento è nato dopo un post sul gruppo Facebook del quartiere in cui si accusava il cittadino bosniaco di etnia rom di aver importunato delle ragazze.

Concorso in tentato omicidio e falso ideologico

Il Corriere della Sera spiega che i quattro agenti (tre uomini e una donna) che hanno effettuato la perquisizione saranno sentiti a breve come indagati. Gli altri quattro, superiori dal punto di vista gerarchico, rischiano il reato di falso ideologico. Perché avrebbero mentito nella loro relazione sull’accaduto. Sostenendo che quello di Omerovic fosse un caso di tentato suicidio. Pur essendo a conoscenza della perquisizione andata in scena prima della caduta. Proprio a causa della segnalazione che parlava di un suicidio il pubblico ministero di turno non ha disposto gli accertamenti di rito. Cominciati solo dopo la denuncia della famiglia. Il Messaggero aggiunge che il ritardo di 15 giorni nell’avvio delle indagini ha comportato un inquinamento delle prove. Le lenzuola macchiate di sangue e il bastone spezzato di una scopa sono stati sequestrati solo dopo il 12 agosto. Ora sono a disposizione della polizia scientifica, che effettuerà l’esame del Dna. La sorella Sonita, che ha sostenuto che il fratello è stato picchiato dagli agenti, non è ritenuta attendibile. Per la sua disabilità mentale e – soprattutto – perché dal punto della casa in cui si trovava non poteva vedere la finestra da cui è caduto Hasib.

«Purtroppo siamo arrivati tardi»

Paolo Soldani, titolare del bar più grande di Primavalle e soprannominato Er Barone, dice oggi in un’intervista al Corriere che aveva preso un appuntamento con Erika, l’altra sorella di Hasib, per chiederle di fermare il fratello. Accusato di aver avuto atteggiamenti impropri nei confronti di alcune ragazze del quartiere. «Lui aveva delle foto pornografiche sul cellulare e le mostrava alle donne che incontrava, qualche volta si toccava pure. Insomma era diventato un problema». Soldani non crede che i poliziotti abbiano buttato giù dalla finestra Omerovic: «Io non ho mai avuto un grande rapporto con le guardie, ma sono certo che gli agenti non l’hanno buttato di sotto. Secondo me Hasib si è lanciato dalla finestra per sfuggirgli. Loro erano andati lì senza mandato, probabilmente per dirgli le stesse cose che avrei detto io. Un po’ come facevano un tempo i poliziotti di quartiere. Ma lui si è buttato perché aveva la coscienza sporca. Come si dice: “Male non fare, paura non avere”. Hasib è sordo, ma aveva capito benissimo perché i poliziotti erano lì».

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