Alluvioni nelle Marche, gli esperti: «Il clima è cambiato. Ma dopo i morti del 2014 non è stato fatto nulla»
Le alluvioni che la scorsa notte hanno colpito le Marche sono solo l’ultima conferma di ciò che gli esperti di tutto il mondo dicono da tempo: il clima è cambiato. In Italia, dal 2010 ad oggi, si sono verificati 1.318 eventi estremi, tra cui: 516 allagamenti da piogge intense, 367 danni da trombe d’aria, 123 esondazioni fluviali e 55 frane causate da piogge intense. In altre parole, parlare di maltempo non basta. «Quello che è accaduto nelle Marche va contestualizzato con i cambiamenti climatici, che stanno modificando il regime delle precipitazioni», spiega Piero Farabollini, presidente dell’Ordine dei geologi delle Marche, intervistato da Gea.
Perché questi eventi sono sempre più frequenti
In genere, la precipitazione media annua nelle Marche è di 800 millimetri sulla costa e 1.200 millimetri nelle zone interne. Con i temporali della scorsa notte, sono caduti 420 millimetri di pioggia in poche ore. Ma in che modo influiscono i cambiamenti climatici? «Le temperature sempre più elevate fanno accumulare molta energia nei sistemi atmosferici, che si riversa al suolo attraverso fenomeni meteorologici sempre più intensi e frequenti, aumentandone a dismisura la pericolosità», chiarisce Alessandro Miani, presidente del Sima (Società Italiana di Medicina Ambientale). «A causa nostra, in futuro nubifragi, alluvioni, trombe d’aria e cicloni saranno più numerosi e distruttivi». Il clima, insomma, diventerà sempre più imprevedibile. E per rendersene conto, basta riavvolgere il nastro di qualche mese. «Sono passate poche settimane da quando parlavamo di grave siccità e ora siamo già alle prese con le esondazioni», ricorda Farabollini. «Se qualcuno non lo avesse ancora capito, il clima è cambiato e nel futuro non c’è da aspettarsi che la situazione migliori».
L’importanza della prevenzione e il precedente del 2014
Se è vero che eventi come quello della scorsa notte saranno sempre più frequenti, è altrettanto vero che le soluzioni ci sono. Le strade maestre indicate dagli esperti sono due: da un lato ridurre le emissioni, dall’altro adottare piani di adattamento e prevenzione. «Come Sima condividiamo la linea dell’Oms, secondo cui qualsiasi azione per ridurre le emissioni climalteranti è da considerarsi anche un positivo intervento di sanità pubblica», commenta Miani. «Chiederemo al prossimo governo di rimettere al centro del nuovo programma il rispetto degli Accordi di Parigi. Occorre poi approvare quanto prima il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc), fermo al 2018 e rimasto in un cassetto del Ministero». Nel caso delle alluvioni nelle Marche, poi, ci sono soluzioni ancora più specifiche, come spiega il presidente dell’Ordine regionale dei geologi. «A Senigallia, il fiume Misa ha esondato anche nel 2014. Non si può parlare di sfortuna», commenta Farabollini. In quel caso furono tre le vittime. Da allora, però, poco è stato fatto per prevenire eventi come quello dello scorsa notte. «Le Marche devono aumentare il livello di resilienza a questi eventi – avverte il geologo – Tenere puliti i letti dei fiumi, non costruire nelle zone alluvionali e alzare gli argini è l’abc della prevenzione». Anche queste misure, però, da sole non bastano. Secondo Farabollini, è necessario anche «ripianificare le aree urbanizzate, ripensare a come realizziamo i canali di scarico, le sezioni fluviali, i ponti e altro ancora. Se il clima è cambiato, anche il nostro approccio deve cambiare».
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