«C’è un video nel caso di Hasib Omerovic. E dimostra che il disabile si è buttato dalla finestra da solo»
Ci sono foto e video nel caso di Hasib Omerovic, il disabile caduto dalla finestra di casa sua a Primavalle durante una perquisizione. Descrivono i 45 minuti dell’intervento dei quattro poliziotti nella casa di via Gerolamo Aleandro 24. E dimostrano, secondo uno degli indagati per tentato omicidio e falso, che il cittadino bosniaco di etnia rom «si è buttato di sotto» e non è stato lanciato dagli agenti. I filmati e gli scatti non sono ancora agli atti dell’indagine aperta dalla procura di Roma. Ma descrivono con precisione, secondo quanto raccontato dal poliziotto, quello che è accaduto il 25 luglio scorso. E in attesa dell’acquisizione è certo che le forze dell’ordine si sono mosse dopo il post su Facebook in cui una donna accusava Hasib di aver molestato alcune ragazze nella zona.
Il filmato di 45 minuti
A parlare del filmato di 45 minuti è oggi uno degli indagati, Andrea, in un articolo del Messaggero. «Abbiamo seguito tutte le procedure previste per un intervento di identificazione. Siamo entrati in casa, c’erano un uomo e una donna. Ma non c’è stato tempo di fare nulla», esordisce. «Hasib si è buttato», sostiene. «Prima di intervenire abbiamo fatto un passaggio con la polizia locale per capire se queste persone fossero state identificate. Ma non è risultato nulla». Il poliziotto aggiunge che oltre all’intervento sul gruppo di Primavalle avevano ricevuto «altre segnalazioni» al Commissariato. E che Omerovic non fosse stato ancora identificato lo dimostra anche la testimonianza della signora Loredana, che abita nel palazzo di fronte e ha assistito alla caduta. «Mentre lui era a terra i poliziotti dal cortile chiedevano a una collega che era nell’appartamento di chiedere alla sorella come si chiamava», ha raccontato la donna. Se la polizia avesse già proceduto all’identificazione non ci sarebbe stato bisogno di fare quella domanda. Secondo il poliziotto foto e video dell’intervento sono già confluiti in un dossier che racconta cosa è accaduto quel giorno a Primavalle. E nel racconto rimangono alcuni dubbi da chiarire. Gli indagati sostengono di aver bussato alla porta. Dicono che qualcuno ha aperto. Ma visto che sia Hasib che la sorella Sonita sono sordi, non si capisce come li abbiano sentiti. Poi hanno abbassato le tapparelle della stanza in cui si trovavano.
Il sospetto di depistaggi
E ancora: perché sono passati 45 minuti tra l’inizio dell’intervento e la caduta? Come mai in tutto quel tempo i poliziotti non sono riusciti a procedere all’identificazione? Ma soprattutto: come mai nel verbale sulla caduta dell’uomo si parla di suicidio ma non si racconta nulla di quello che è successo prima? Anche perché il ritardo di 15 giorni nell’avvio delle indagini ha comportato un inquinamento delle prove. Le lenzuola macchiate di sangue e il bastone spezzato di una scopa li hanno sequestrati solo dopo il 12 agosto. Ovvero dopo che la famiglia di Omerovic si è presentata alla polizia per la denuncia. Intanto, fa sapere oggi Repubblica, Hasib si è svegliato ma non riesce più a parlare. Prova a comunicare con gli occhi dal suo letto nel Policlinico Gemelli. Non può mangiare, è alimentato con la flebo. «Tra un paio di mesi dovrà passare in cura a un centro di riabilitazione. Abbiamo fatto domanda oggi — dice il padre Mehmedalija —. In una casa con le finestre alte non ci vuole andare più. Ha il terrore, la stessa paura che abbiamo noi». Nei prossimi giorni il pubblico ministero Stefano Luciani nominerà un perito. Che dovrà ricostruire la dinamica dell’incidente.
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