Strage del Mottarone, la perizia sui danni alla fune, i dati spariti dalla scatola nera e i freni: «Il forchettone inserito per oltre 300 corse»
La cabina numero 3 della funivia del Mottarone, precipitata il 23 maggio 2021 provocando 14 morti, aveva effettuato tutte le corse tra l’8 e il 23 maggio – in tutto 329, secondo quanto rilevato dall’impianto di videosorveglianza – con i forchettoni inseriti che il giorno della tragedia hanno bloccato l’attivazione dei freni d’emergenza. Ma non solo, è emerso che sono stati attivati anche nella cabina numero 4 per ben 223 volte. La situazione delle cabine prima dell’8 maggio non si conosce. Il sistema di videosorveglianza non le ha in memoria e la scatola nera è “cieca” perché non traccia dell’inserimento delle ganasce, le quali nel momento in cui vengono attivate non consentono l’attivazione dei freni di sicurezza. Inoltre, la scatola nera della funivia del Mottarone ha conservato i dati «solo degli ultimi 8 mesi» e non per il periodo previsto dalla legge, ovvero un anno. La causa è da imputarsi nelle «attività di assistenza tecnica» durante le quali sono stati cancellati i dati precedenti il 6 ottobre 2020, senza effettuare il backup di essi.
«La tragedia? Causata da un danno alla fune»
Il tutto emerge dalla perizia di oltre 500 pagine che è stata depositata ieri, 16 settembre, al Tribunale di Verbania. La parte informatica è stata affidata al professore Paolo Reale dell’Università Uninettuno di Roma e da Paolo Dal Checco, mentre quella di ingegneria è stata redatta dal team del professore Antonello De Luca dell’Università Federico II di Napoli. In essa si legge che la funivia era già danneggiata prima dell’incidente e che è precipitata «a causa del degrado della fune» che la trainava. E ancora: «In corrispondenza del punto di rottura il 68% circa dei fili presenta superfici di frattura che testimoniano una rottura a fatica/corrosione dei fili» già presente prima dell’incidente.
«Non ci sono stati i giusti controlli»
Il team di ingegneri a capo della perizia ha inoltre messo in evidenza come una corretta attuazione dei controlli avrebbe permesso di conoscere in tempo la presenza di danni alla fune, così da sostituirla come previsto dalle norme di sicurezza. Secondo gli esperti la tragedia è stata causata nello specifico dalla rottura della fune traente «in corrispondenza dell’innesto nella testa fusa» e per la presenza dei forchettoni che hanno bloccato l’attivazione dei freni d’emergenza. L’inchiesta in mano alla procura di Verbania è stata chiusa dopo 1 anno e 4 mesi di indagini. Ora, inizia il percorso processuale. Le udienze sono fissate per il 20, 21 e 24 ottobre per l’incidente probatorio. Verranno discusse le prove raccolte dai consulenti di tutte le parti.