Elezioni, il giudice di Milano respinge il ricorso della lista di Cappato: «Un ricatto istituzionale, non ci fermiamo»
Il ricorso della lista di Marco Cappato sul caso delle firme digitali è stato respinto dal Tribunale di Milano. A deciderlo è stato il giudice civile del capoluogo lombardo, Andrea Borrelli, che ha così negato la richiesta di un provvedimento d’urgenza richiesto dal politico e tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni. affinché venisse riammessa la lista Referendum e Democrazia alle elezioni del 25 settembre, così come il riconoscimento delle firme digitali. Una decisione denunciata da Cappato come frutto di un «ricatto prodotto dall’inerzia istituzionale nel silenzio assoluto da parte di Governo, Parlamento e Presidente della Repubblica». Di fronte all’ennesimo no, Cappato non si ferma e annuncia: «È in preparazione un reclamo urgente e ricorsi a giurisdizioni internazionali».
Cosa c’è dietro la scelta del giudice
Non solo un «ricatto istituzionale», per Cappato è anche una sentenza del tutto «insensata». Dietro la decisione del giudice c’è la mancanza imputata alla lista di non aver verificato l’esistenza delle firme. «Il giudice non è stato posto in condizione di verificare la sussistenza del predetto elemento di fatto», si legge infatti nel provvedimento di Borrelli. Un dovere che, commenta Cappato, non dovrebbe però essere di competenza, ma – com’è notoriamente – della Corte d’Appello. Senza la verifica delle firme, secondo il giudice, la richiesta di tutela cautelare urgente non sussiste.
«Un ricatto del Governo»
A unirsi alla rabbia di Cappato c’è Virginia Fiume, co-presidente di Eumans. «La decisione arriva a cinque giorni dalle elezioni – dice – ma dopo cinque anni da quando, nel 2017, il Parlamento aveva impegnato (entro 6 mesi!!) il Governo a sperimentare la firma digitale per la presentazione delle liste. Un esperimento mai tentato da nessun Governo ma non per questo scaduto come impegno». Anche il governo si era opposto al ricorso di Cappato, perché – qualora fosse stato accolto – si sarebbe dovuto posticipare il voto. «Ma impossibile da fare perché a ridosso della tornata elettorale», spiega Marco Perduca, responsabile legale riportando le motivazioni del governo. Al contempo, però, mette in evidenza come nessuna risposta sia arrivata dal 25 luglio quando hanno «diffidato formalmente il governo per ottenere un decreto interpretativo». Cappato ed Eumans riconoscono come «il ricatto dello spostamento delle elezioni abbia funzionato», ma annunciano che la battaglia «per la firma digitale per le elezioni non si ferma e lo scaricabarile tra istituzioni farà scattare nuovi ricorsi interni e internazionali».
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