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Draghi a New York per il premio “Statista dell’anno”: «Il mondo ha bisogno di coraggio»

20 Settembre 2022 - 11:18 Redazione
Gli elogi di Kissinger e Biden. E il discorso sull'indifferenza «peggior nemico dell'umanità»

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia rischia di far nascere una nuova era di polarizzazione. L’eroismo di Kiev è un promemoria per l’Occidente. Mentre il modo con cui affrontiamo le autocrazie plasmerà il nostro futuro. Il presidente del Consiglio Mario Draghi incentra sulla politica estera il suo discorso di accettazione del premio “World Statesman Award” della “Appeal of Conscience Foundation“, al Perrine Hotel di New York. Nel quale ricorda anche l’ex premier giapponese Shinzo Abe, morto in un attentato nel luglio scorso. E riceve il ringraziamento «per la sua leadership» dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Oltre alla “Laudatio” dell’ex segretario di Stato Usa Henry Kissinger. Che lo applaude «per la sua capacità di analisi e il suo coraggio».

La Russia, l’Ucraina e noi

«L’invasione russa dell’Ucraina rischia di inaugurare una nuova era di polarizzazione. Un’era che non abbiamo visto dalla fine della guerra fredda. La questione di come trattiamo con le autocrazie definirà la nostra capacità di plasmare il futuro comune per molti anni a venire», esordisce Draghi. Che poi spiega: «Quando tracciamo una linea rossa, dobbiamo farla rispettare. Quando prendiamo un impegno, dobbiamo onorarlo. Le autocrazie prosperano sfruttando la nostra esitazione. Dovremmo evitare l’ambiguità, per non pentircene in seguito. Infine, dobbiamo essere disposti a collaborare, purché ciò non significhi compromettere i nostri principi fondamentali». Secondo il premier «l’Unione Europea e il G7 – insieme ai nostri alleati – sono rimasti fermi e uniti a sostegno dell’Ucraina, nonostante i tentativi di Mosca di dividerci. La nostra ricerca collettiva per la pace continua, come dimostra l’accordo per sbloccare milioni di tonnellate di cereali dai porti sul Mar Nero. Solo l’Ucraina può decidere quale pace sia accettabile, ma dobbiamo fare tutto il possibile per favorire un accordo quando finalmente sarà possibile». Mentre per Mosca «spero che ci sia un futuro in cui decida di tornare alle norme che ha sottoscritto nel 1945».

L’indifferenza peggior nemico dell’umanità

Per Draghi il mondo ha bisogno di coraggio: «Come mi è stato ricordato durante la mia recente visita a Yad Vashem, l’indifferenza è il peggior nemico dell’umanità. Parlare apertamente non è solo un obbligo morale, è un dovere civico. A coloro che chiedono silenzio, sottomissione e obbedienza dobbiamo opporre il potere delle parole – e dei fatti. Oggi il mondo ha bisogno di coraggio, chiarezza, amore e speranza». Poi l’elogio postumo all’ex premier del Giappone: «Vorrei rendere omaggio al compianto Shinzo Abe, che è salito su questo palco lo scorso anno e ha ricevuto questo premio. Abe credeva fermamente nel dovere del Giappone di contribuire alla stabilità globale. Ha agito con forza per rinvigorire l’economia giapponese, attraverso una combinazione di politica fiscale, politica monetaria e di riforme dal lato dell’offerta. La vita di Abe è stata tragicamente interrotta, ma la sua eredità sopravvive – tra la gente del Giappone e oltre».

L’elogio di Kissinger e Biden

Il premier è stato celebrato come leader mondiale, visionario e problem solver, dalle parole di Henry Kissinger («Ho grande rispetto per lui e per la sua grande visione e capacità di analisi», ha detto l’ex segretario di Stato, presente nonostante i suoi 99 anni, seduto al fianco del premier). Davanti e alle spalle del premier un parterre di personalità del mondo imprenditoriale e religioso, come il Segretario di stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin. E ha ricevuto l’applauso di Biden: «Mi congratulo con il mio amico per il suo lavoro nel far progredire i diritti umani nel pianeta. Draghi è stato una voce potente nel promuovere la tolleranza e la giustizia e lo ringrazio per la sua leadership». Alla cerimonia hanno partecipato, oltre all’ambasciatrice d’Italia a Washington Mariangela Zappia, il ceo di Bank of America Brian Thomas Moynihan e il presidente e ceo di Blackstone Group Stephen Allen Schwarzman, che ha ricordato come Draghi abbia «salvato l’Europa dal collasso e dato lustro al suo Paese nel mondo».

Credit video: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev

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