Milano, il pr accusato di violenza sessuale conosceva Alberto Genovese e aveva testimoniato al suo processo
Il caso che ha coinvolto l’ex imprenditore digitale Alberto Genovese, accusato di aver reso incoscienti due modelle per poi violentarle, è uno dei più noti ma potrebbe non essere l’unico registrato «in alcuni ambienti opachi della Milano di oggi». Queste le parole usate dall’avvocato Alexandro Maria Tirelli: il legale difende la modella italo-brasiliana che negli scorsi giorni ha denunciato un pr 41enne di origini turche alla Procura di Milano. La ragazza ha raccontato di essere stata drogata, violentata e obbligata a prostituirsi. Un copione che ricalca quello che ha portato alla condanna di Genovese, e che non è l’unico anello di congiunzione tra i due accusati. Sembra infatti che il proprietario di “Terrazza sentimento” e il pr su cui pende un mandato di cattura internazionale (secondo quanto rivelato da Il Messaggero) facessero parte dello stesso giro. A testimoniarlo sono i numerosi amici in comune, gli stessi invitati ai rispettivi festini. Ma soprattutto, il fatto che l’uomo ora accusato dalla modella italo-brasiliana avesse testimoniato nel processo a carico di Genovese, citato dalla difesa di quest’ultimo.
Le accuse al pr
Da teste a imputato, adesso l’uomo dovrà affrontare le accuse della sua ex fidanzata, poco più che ventenne. Arrivata a Milano per chiedere la cittadinanza italiana, la ragazza ha raccontato di aver iniziato una relazione con l’uomo che sarebbe presto degenerata in manipolazioni psicologiche e abusi, fino al punto di obbligarla a prostituirsi durante i suoi festini. «È una persona ossessionata dal sesso e durante quei mesi mi convinceva a filmare i nostri rapporti con il suo telefono. Lo assecondavo – ha raccontato Maria, nome di fantasia – perché mi parlava addirittura di matrimonio». Ma al posto del matrimonio è arrivata la droga, i ricatti e le minacce: «Ero totalmente succube delle sue manipolazioni e completamente alienata dalla realtà (…) Ormai ero la sua schiava, vittima delle sue minacce e della droga che mi faceva assumere (…) Mi diceva che, se lo avessi lasciato, mi avrebbe uccisa e poi si sarebbe tolto la vita».
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